Maîtresse-en-titre

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da James Hansen il seguente articolo:

I tempi cambiano e i rapporti intimi degli uomini di potere con le donne
diventano un legittimo argomento pubblico, più spesso per criticarli, ma non sempre. Il britannico Boris
Johnson porta l’amica 32enne Carrie Symonds a vivere, senza vincoli matrimoniali, al Numero 10 di
Downing Street e nessuno fa una grinza. Fanno un figlio, ma già di lui si dice che non sa quanti figli abbia.
La concitata vita sentimentale di Donald Trump ispira pesantissime critiche, ma il puritanesimo scorre
più forte nelle vene americane.
I maestri—almeno in Occidente—sono però i francesi. Il rapporto tra Emmanuel Macron
(42 anni) e la moglie Brigitte (67) è almeno regolarizzato, anche se suscita curiosità il fatto
che la relazione sia iniziata quando lui aveva appena 16 anni e lei 42, e anche che il minore
dei tre figli di lei abbia due anni in più del marito. François Hollande, dopo 29 anni di
matrimonio molla la moglie, Ségolène Royal. Prima porta con sé all’Eliseo la giornalista
Valérie Trierweiler, poi lascia pure lei e si mette con l’attrice Julie Gayet. Il pubblico gli
perdona le donne, ma non il ridicolo casco con cui si traveste per raggiungere l’ultima
amante. Nicolas Sarkozy poi… almeno ha finito la corsa con una bella italiana, Carla
Bruni. François Mitterrand, più grande sotto ogni profilo, aveva tre figli con la moglie legittima,
Danielle, una figlia riconosciuta con l’amante “semi-ufficiale”, Anne Pingeot, e ancora un altro figlio
con una giornalista svedese.
La ricca tradizione gallica potrebbe dipendere dall’usanza plurisecolare—almeno dal regno di Carlo V di
Francia detto “il Saggio” (1364-1380) fino all’abdicazione di Carlo X nel 1830—dei monarchi francesi di
nominare una “maîtresse-en-titre”, riconosciuta istituzionalmente come l’amante del Re, un titolo che
comportò un ampio appartamento a Versailles e molti altri benefici. Le amanti non ufficialmente
“riconosciute” furono invece “petites maîtresses”, stimate e riverite anche loro—entro limiti.
Molte di queste dame entrarono nella storia. Forse la più notevole fu Diana de Poitiers (1499-1566), la
“favorita titolare” di Enrico II, la cui Regina—formalmente—era invece l’italiana Caterina de’ Medici.
Dalla corrispondenza tra gli amanti, si desume che Diana e il futuro Re iniziarono l’intimità quando lui
aveva 15 anni e lei 35—una circostanza “Macronica”. Malgrado l’appartenenza a due diverse generazioni,
Diana lo affascinò per il resto della sua vita. Non ebbe altre maîtresses-en-titre all’infuori di lei—per la
forte personalità e indubbia intelligenza, ma anche per la sua straordinaria bellezza. In quei tempi più
francamente carnali, si diceva apertamente che Diana avesse il più bel seno di Francia, forse del mondo
intero… È tradizione infatti che i primi calici per lo champagne fossero modellati sui suoi seni.
La sua folgorante e durevole bellezza fu tale da far nascere strani sospetti. Si diceva che fosse dovuta a
una pozione magica, “Aurum potabile”, estratta dall’oro. Una diceria… ma quando i suoi resti—morì
ancora splendida a 66 anni—furono recuperati e analizzati nel 2009, contenevano tracce del metallo
sufficienti da far ritenere che i sali dell’oro assunti potessero averla uccisa.

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