Caos in Aula del Senato in seguito del giudizio di inammissibilità delle norme sulla cosiddetta liberalizzazione della cannabis light. Due esponenti del M5S hanno chiesto alla presidente Elisabetta Casellati di dimostrare che la scelta non sia stata frutto della pressione della sua parte politica. Il presidente ha replicato spiegando che è stata una decisione meramente tecnica, aggiungendo: ‘Se ritenete questa misura importante per la maggioranza fatevi un disegno di legge’.
LA DIRETTA
Il governo ha annunciato che porrà la fiducia: a comunicarlo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, annunciando un maxiemendamento che include le modifiche al provvedimento approvate dalla commissione Bilancio del Senato.
La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha comunicato all’Aula il giudizio di inammissiblità delle norme alla manovra che riguardano la cannabis light, la tobin tax (che introduceva un’aliquota dello 0,04% su alcuni tipi di transazione finanziarie online) e lo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l’energia.
Le norme da passare al vaglio sono comunque numerose: secondo una bozza del maxiemendamento, messi uno in fila all’altro, i commi della manovra sfiorano quasi i mille.
E lo spettro degli interventi è davvero ampio: si va da decine di micronorme, che riguardano realtà locali, alla plastic e sugar tax passando per la tassa sulla fortuna; dai ritocchi alle accise sui carburanti alle misure legate alla riscossione degli enti locali.
Qualsiasi decisione prendano alla fine i senatori, alla Camera non resterà che convalidare le scelte dell’altro ramo del Parlamento: i tempi ormai sono troppo stretti per riaprire il dossier senza voler mettere a rischio i conti pubblici con l’esercizio provvisorio. Una scelta che è costata una lunga mediazione all’interno delle forze politiche e che si annuncia oggetto di nuove polemiche con le minoranze.
Mentre tutto sembra essere stato inserito nel testo definitivo, in a ttesa di approvazione, a poche ore dal vertice convocato da Conte fonti interne al Mef hanno fatto sapere che resta ancora il nodo delle risorse da sciogliere.
Il Governo, come ha rivelato La Repubblica, ha raggiunto l’accorda sulla legge di Bilancio ma, in pratica, tra interventi rivisti, modifiche e novità inserite all’ultimo momento, l’unico problema relativo all’approvazione del maxi emendamento di oggi potrebbe essere quello relativo alla mancanza di fondi. Per procedere, come è emerso nelle ultime ore, mancherebbero tra i 600 e i 700 milioni di euro.
I tecnici della Ragioneria dello Stato pare siano a lavoro da venerdì, e stanno continuando a lavorare per sopperire alla mancanza di risorse. Il testo da mandare in aula a Senato per il voto è pronto dunque, ma non sostenibile a livello di spesa. Altri problemi sembrano inoltre derivare dagli articoli su enti locali e difesa, interventi inseriti in Manovra e per i quali – anche in questo caso – mancano le coperture.
L’esecutivo, a fronte degli ultimi imprevisti, si ritroverà dunque a dover affrontare una vera e propria corsa contro il tempo per evitare di prolungare la discussione oltre il 31 dicembre 2019 e far scattare così l’esercizio provvisorio. Così, al contrario della prassi ordinaria, quest’anno alla Camera è stata concessa la possibilità di ratificare il testo ma non di presentare emendamenti, cosa che non è andata giù sopratutto ai membri dell’opposizione.
Uno dei problemi maggiori, più dei tempi ristretti, rimane comunque quello relativo ai conti che, come già anticipato, non tornano. Qualora non si riuscisse a trovare una soluzione a tal proposito, inevitabilmente, la Ragioneria potrebbe non ammettere le poste scoperte in entità rivelante. Per questo motivo il vertice convocato oggi dal Primo Ministro Giuseppe Conte sarà decisivo. Si dovrà decidere infatti cosa aggiungere o togliere dal maxi emendamento finale su cui, come si mormora da diverse ore e come è stato affermato da Repubblica, molto probabilmente sarà chiesto il voto di fiducia.