Manovra 2024, Renzi scrive a Mattarella: la lettera

Matteo Renzi scrive al Presidente della Repubblica per segnalare che, a suo parere, il governo sta violando la Costituzione nell’iter per varare la Manovra 2024.

“Signor Presidente della Repubblica, siamo costretti a rivolgerci a Lei per evidenziarLe la gravità di quanto sta accadendo in queste ore nel dibattito politico italiano”. Inizia così una lettera che Matteo Renzi insieme ai deputati e senatori di ‘Italia Viva – Il Centro – Renew Europe’ ha inviato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per denunciare come il governo sulla manovra stia violando la Costituzione modificando ed eliminando norme che il Cdm aveva già approvato.

“Abbiamo il diritto di avere un testo che sia approvato dai Ministri in sede formale e non modificato dalla Presidente del Consiglio con un tweet”. Inoltre Renzi stigmatizza il ‘diktat’ del governo alla maggioranza di non presentare emendamenti alla manovra in Parlamento, “un messaggio grave che intendiamo contestare in Aula in sede di dibattito”.

Questo il testo della lettera inviata a Mattarella: “Mentre la geopolitica ci consegna un fosco scenario internazionale, con venti di guerra che soffiano dall’Europa alla Terra Santa fino al Sud Est Asiatico, il Governo del nostro Paese sta affrontando la stesura della legge di bilancio in modo che definire istituzionalmente indecente è riduttivo”.

“Signor Presidente, abbiamo appreso che il Consiglio dei Ministri si è riunito lo scorso 16 ottobre 2023 e ha approvato il disegno di legge di bilancio. Così almeno ha assicurato la Presidente del Consiglio dei Ministri che ha illustrato alla stampa le linee guida del documento, senza peraltro rispondere alle domande dei giornalisti perché impegnata in un appuntamento internazionale”, si legge ancora nella lettera di Renzi i parlamentari Iv al presidente Mattarella.

“Noi immaginavamo che il testo fosse stato approvato ma da quello che apprendiamo dalla stampa ci sono ancora delle modifiche in corso, modifiche non formali.  Fratelli d’Italia ha ufficialmente comunicato che la Presidente Meloni ha eliminato una norma (quella sul prelievo nei conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate) che era presente nel testo approvato. Signor Presidente, non abbiamo bisogno di motivare alla Sua qualificata attenzione che siamo fuori da ogni forma di rispetto istituzionale e persino di legalità”.

“Il coordinamento formale che tradizionalmente avviene dopo il Consiglio dei Ministri non può spingersi al punto da cambiare, modificare, eliminare norme che il Consiglio dei Ministri ha già approvato. Qui siamo in presenza di tutt’altra fattispecie: la Presidente ha eliminato sua sponte delle norme che il Consiglio ha approvato. È diritto della Presidente del Consiglio proporre qualsivoglia modifica prima che il testo arrivi alla Sua attenzione, signor Presidente, ma questo deve passare da una nuova formale approvazione del Consiglio dei Ministri”.

“Signor Presidente, non stiamo ponendo una questione formale. La Presidente Meloni e il Ministro Salvini -si legge ancora nelle lettera dei parlamentari Iv a Mattarella- hanno comunicato che non consentiranno alle proprie formazioni politiche di fare emendamenti e che la manovra deliberata da Palazzo Chigi dovrà pubblicarsi in Gazzetta Ufficiale esattamente come il Governo l’ha scritta. Si tratta di un messaggio grave che intendiamo contestare in Aula in sede di dibattito”.

“A prescindere dall’ulteriore svilimento del Parlamento, che non riesce a fare un’articolata doppia lettura ormai da anni, (da quando cioè con il Governo Conte si è affermato un monocameralismo di fatto su cui Ella stessa ha fatto sentire la Sua voce) il punto istituzionale è che abbiamo il diritto di avere un testo che sia approvato dai Ministri in sede formale e non modificato dalla Presidente del Consiglio con un tweet.

“Rispettiamo almeno le forme, Signor Presidente, perché altrimenti la crisi della democrazia italiana sarà irrecuperabile. La invitiamo a svolgere le verifiche che Ella riterrà opportune e esercitare il suo alto magistero nel senso di consentire l’invio al Parlamento di un testo formalmente ineccepibile. Ove non vi fosse un nuovo passaggio dal Consiglio dei Ministri a nostro avviso saremmo in presenza di una gravissima violazione costituzionale e parlamentare”.

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