Silvio Berlusconi cede sul ritorno del contributo di solidarietà. Giulio Tremonti cede sull’aumento immediato di un punto di Iva. La Lega cede sulle pensioni, accettando l’equiparazione, dal 2014 dell’età di pensionamento delle donne del settore privato a quelle del pubblico impiego. Il vertice di maggioranza sulla manovra, convocato in fretta e furia al rientro del Premier, si risolve con un passo indietro di ciascuno dei protagonisti di questa partita. Un dietro front dovuto dopo il richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitna, sulla necessità di misure ulteriori. Su queste nuove misure che saranno inserite in un maxi emendamento il governo chiederà la fiducia. Il via libera sarà dato dal consiglio dei ministri convocato per oggi. Le nuove misure individuate dall’Esecutivo per dare maggiore solidità alla manovra, sono state indicate in uno scarno comunicato di palazzo Chigi: aumento di un punto Iva, dal 20 al 21%, con destinazione del maggior gettito a miglioramento dei saldi del bilancio pubblico. Fino al pareggio di bilancio, contributo del 3% sopra i 500.000 euro (In Italia i contribuenti sopra i 500 mila euro sono 4.437 su 41,5 milioni, ovvero lo 0,01. I contribuenti con un reddito da oltre 1 milione di euro sono 796). Infine, adeguamento delle pensioni delle donne nel settore privato a partire dal 2014. Giovedì inoltre il Consiglio dei Ministri approverà l’introduzione in Costituzione della ”regola d’oro” sul pareggio di bilancio e l’attribuzione alle Regioni delle competenze delle Province. Durano così una settimana le modifiche decise nel vertice di Arcore di lunedì scorso, quando Berlusconi aveva rivendicato il suo successo sull’eliminazione del contributo di solidarietà. Ma quello che sarà introdotto oggi sarà inutile perché i in Italia i contribuenti sopra i 500 mila euro sono 4.437 su 41,5 milioni, ovvero lo 0,01. Dura pochi giorni la vittoria della Lega che era riuscita ad evitare interventi sulle pensioni. E deve capitolare anche Giulio Tremonti che avrebbe rimandato alla delega fiscale l’aumento dell’Iva. Ma alla fine ognuno porta a casa qualcosa: il premier appunto l’innalzamento dell’Iva, da sempre caldeggiato; Tremonti l’adeguamento delle regole di pensionamento delle donne del settore privato a quelle del pubblico impiego e il contributo di solidarietà, seppure rivisto rispetto alla versione originaria; la Lega l’accelerazione sulle riforme costituzionali. Che però non prevedono più (almeno in questa fase) il dimezzamento dei parlamentari. Per quanto riguarda l’iter della manovra, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha annunciato che il Senato darà il suo via libera domani, con il voto di fiducia. La conferenza della capigruppo, afferma Gasparri, ”ha preso atto dell’intenzione del governo di porre la questione di fiducia” come deciso nel corso del Cdm appositamente convocato. ”I tempi dell’esame della manovra -aggiunge il senatore- saranno quelli già ipotizzati: mi auguro si possa concludere entro la giornata di domani”. Dall’opposizione interviene subito il leader del Pd, Pierluigi Bersani: ”L’ennesima fiducia ci consegna una manovra iniqua e inefficace”. Bersani sottolinea: ”Avevano promesso di non mettere la fiducia per consentire il dibattito e il contributo da parte di tutti. Ma ancora una volta hanno cambiato le carte in tavola. Questo è un governo che sa solo mentire. L’ennesima chiusura di ogni possibile discussione ci consegna una manovra che resta iniqua e inefficace”. “ Nessuna proposta dell’opposizione tesa a mettere equità nel carico della manovra è stata accolta, così come testardamente il governo ha voluto insistere nell’inutile e scriteriata proposizione dell’articolo 8. A questo punto ciascuno si assuma le proprie responsabilità”. Bersani critica la manovra anche per l’aumento dell’Iva. ”Non si vede ad esempio perché non si introduca un’imposta ordinaria sui grandi patrimoni immobiliari. L’idea di fondo è sempre la stessa: scaricare il peso del risanamento sui molti e tenere al riparo qualcuno”.
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