“Una manovra nella quale, ancora una volta, il grande assente e’ il lavoro. Una manovra che non mostra alcuna ambizione di rilancio del Paese, anzi lo lascera’, purtroppo, in una fase di stagnazione”. E’ questo il giudizio espresso dalla segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, nel corso dell’audizione di fronte alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato. Per la Cgil, l’aumento dell’indebitamento netto strutturale di 3,4 miliardi di euro rappresenta “l’ennesimo intervento di correzione dei conti che lascera’ l’Italia in stagnazione, combinando austerita’ e liberismo, senza sospingere la crescita del Pil”. Inoltre, sottolinea Fracassi, nel decreto “e’ presente tutta una serie di aggiustamenti tecnici di natura amministrativa, procedurale e normativa, nonche’ di incentivi fiscali, che appaiono a vantaggio prevalentemente delle imprese”. Ancora una volta, osserva la Cgil, “manca il lavoro”.
Nel dettaglio, sui temi di pubblica amministrazione e lavoro pubblico la Confederazione esprime preoccupazione per “l’ulteriore riduzione della spesa pubblica, tagli per altri 460 milioni di euro che avranno un impatto diretto sulla domanda aggregata”. Per le autonomie locali, la Cgil precisa come occorrano “piu’ risorse, e l’estensione del turn-over occupazionale”. In merito alla spesa sociale, ricorda Fracassi, “il sindacato, unitariamente, chiede al Governo certezza che i Fondi vengano ristabiliti alle cifre concordate: 311,56 milioni di euro per le Politiche sociali, 500 milioni per la Non Autosufficienza”. Sulle risorse e misure previste dal Governo per le zone colpite dal terremoto, il sindacato di Corso d’Italia evidenzia tre nodi: “Le risorse, 1 miliardo di euro stanziato per ciascuno degli anni dal 2017 al 2019, non sono finalizzate solo alle zone terremotate; il progetto ‘Casa Italia’ risulta quindi sotto finanziato; mancano risorse per gli ammortizzatori sociali”. Sulla decontribuzione dei premi di produttivita’, la Cgil ritiene “sbagliata la scelta di introdurre il concetto di reddito non assoggettato a contribuzione in quanto produce un danno sul versante pensionistico per i lavoratori”. “Invece di perseguire politiche messe in campo dai precedenti governi, che non hanno funzionato poiche’ non hanno avuto il tratto espansivo necessario a far ripartire il Paese, occorrerebbe – conclude la Cgil – un piano straordinario per l’occupazione, soprattutto giovanile e femminile, stimolare gli investimenti pubblici e un nuovo welfare, soprattutto nel Mezzogiorno, e redistribuire la ricchezza con una riforma organica del sistema fiscale all’insegna della progressivita’ e dello sviluppo”.