Nella legge di bilancio 2022 ”serve un intervento strutturale pro giovani”. Lo dichiara il consigliere dell’Inail, Cesare Damiano, in una nota. “L’Ocse ha messo in evidenza come in Italia, nel prossimo futuro, ci troveremo di fronte a una età pensionabile di 71 anni. Si tratta di una prospettiva vera a causa di una ‘trappola’ contenuta nella legge Monti-Fornero”, afferma l’ex ministro del Lavoro. Per coloro che andranno in pensione con il sistema interamente contributivo, cioè che sono entrati al lavoro dal primo gennaio 1996 (legge Dini), spiega Damiano, è previsto che si possa accedere all’assegno pensionistico a partire dai 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi. ”C’è un però”, secondo Damiano. Per accedere a questa flessibilità l’importo dell’assegno previdenziale deve corrispondere a 2,8 volte il minimo pensionistico (500×2,8=1.400 euro lordi mensili). ”Considerato un tasso di sostituzione stipendio/pensione nel sistema contributivo di circa il 60%, per avere quell’importo pensionistico -secondo il consigliere – bisogna disporre di uno stipendio medio di quasi 2.400 euro lordi mensili per un congruo numero di anni. Si tratta, ovviamente, di un calcolo grossolano, ma indicativo di un problema”
”Infatti, in tempi di lavoro povero, mal retribuito e discontinuo, quali giovani potranno raggiungere un tale traguardo retributivo? La risposta è semplice: quasi nessuno, e quindi si verrà spediti in pensione a 71 anni”, secondo l’ex ministro. ”Per questo insistiamo affinché il parametro di 2,8 volte venga abbassato almeno a un più ragionevole 1,5 (che equivale a 750 euro lordi mensili)”. “Sarebbe un primo e vero intervento strutturale a favore delle pensioni dei giovani, dei quali si parla tanto ma nei confronti dei quali si fa poco. Confidiamo nella sensibilità dimostrata, su questo punto, dal premier Mario Draghi”.