Manovra del governo Meloni e perplessità di Bankitalia

La crescita dei prezzi delle materie prime ha determinato un deciso innalzamento dell’inflazione globale, che secondo il Fondo Monetario Internazionale raggiungerebbe il 9% quest’anno. Questi andamenti, insieme all’aumento dell’incertezza determinato dal conflitto, si sono riflessi in un significativo deterioramento delle prospettive di crescita.

Secondo l’Fmi, il Pil mondiale diminuirà il prossimo anno al 2,7% dal 3,2 del 2022. Il rallentamento sarà più marcato nell’area euro, per la quale il Fondo e l’OCSE stimano una crescita pari allo 0,5% nel 2023, comunque più alta di quella della Commissione europea, di appena lo 0,3%.

In questo difficile contesto la congiuntura nel Paese ha mostrato per il momento una sostanziale tenuta. Il PIL nel terzo trimestre dell’anno è aumentato dello 0,5%, sostenuto soprattutto dall’aumento, superiore alle attese, dei consumi di servizi e beni durevoli e dall’andamento ancora molto favorevole degli investimenti in beni strumentali. Gli indicatori più recenti puntano però a un indebolimento dell’attività per il trimestre in corso, in cui è proseguito il rialzo dell’inflazione, che ha toccato un picco del 12,6% a ottobre, mantenendosi su valori simili a novembre.

Parte da queste premesse il capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone nella sua audizione preliminare all’esame della Manovra economica per il triennio 2023-2025 del governo Meloni, che Bankitalia ha sostanzialmente bocciato.

Come previsto dalla NADEF 2022, la Manovra di bilancio aumenta l’indebitamento netto dell’1,1% del PIL arrivando a 21,1 miliardi nel 2023 e dello 0,1 nel 2024, mentre per il 2025 ne determina una riduzione di circa lo 0,2%. Le misure espansive ammontano a 39,2 miliardi nel 2023 e a 13 nella media del biennio successivo, mentre le coperture a 18,1 miliardi nel 2023 e a 14,2 nel 2024-25.

L’ampliamento del disavanzo per il prossimo anno avrebbe dunque – spiega Bankitalia – natura temporanea e rifletterebbe sostanzialmente la proroga o il potenziamento di misure volte ad attenuare l’impatto sul sistema economico dei rincari energetici.

Queste misure ammontano a 20,5 miliardi nel 2023 e scendono intorno a un miliardo nel biennio successivo, per via dell’adeguamento dei fondi destinati alle opere pubbliche a fronte dell’aumento dei costi di realizzazione. Data l’elevata incertezza che caratterizza il quadro macroeconomico e i limitati spazi di bilancio a disposizione, “questa impostazione appare prudente” dice la Banca d’Italia.

Oltre a quelle sull’energia, la Manovra include altre misure che accrescono l’indebitamento netto per 18,7 miliardi nel 2023, 12,1 miliardi in media nel 2024-25. Si tratta di maggiori uscite per 9,8 miliardi – 8,4 in media nel biennio successivo – e minori entrate per 8,9 miliardi – 3,7 in media nel periodo 2024-25 -. Queste misure trovano sostanziale copertura in riduzioni di spese o in maggiori entrate per 18,1 miliardi nel 2023 – 14,2 in media nel 2024-25 – ma “occorrerà monitorare l’efficacia di tali disposizioni”.

La politica di bilancio mira a un’ulteriore riduzione del rapporto tra debito e Pil nel triennio di programmazione. Dato l’alto livello del debito pubblico, l’incertezza sulle prospettive macroeconomiche e l’aumento dei tassi d’interesse, mantenere fermo questo obiettivo “è una scelta necessaria”.

Nel complesso del quadriennio 2022-25 il calo dell’incidenza del debito sul Pil sarebbe determinato da un differenziale favorevole tra tasso di crescita del prodotto nominale e onere medio del debito.

Negli anni futuri, per consentire una duratura riduzione dell’incidenza del debito, “sarà necessario puntare a un significativo avanzo primario e proseguire il miglioramento programmato per il prossimo triennio, tenendo conto delle pressioni dovute all’invecchiamento della popolazione e a un differenziale tra onere medio del debito e tasso di crescita nominale del prodotto verosimilmente meno favorevole”. In questo senso, dice Bankitalia, giocherà un ruolo essenziale l’attuazione del PNRR.

Tra i provvedimenti che accrescono di più la spesa, i tecnici evidenziano quelli relativi alla sanità. Il Fondo sanitario nazionale è incrementato di 2,2 miliardi nel 2023 (2,3 nel 2024 e 2,6 a decorrere dal 2025) ed è autorizzata una spesa pari a 0,7 miliardi per l’acquisto di vaccini e di farmaci anti-Covid per il prossimo anno.

Al centro del disegno di legge, e dell’attenzione di Bankitalia, anche il pubblico impiego: per il 2023 viene stanziato un miliardo per erogare ai dipendenti pubblici delle amministrazioni centrali dello Stato un bonus una tantum che dovrebbe consentire un incremento dello stipendio lordo di circa l’1,5%, e vengono destinate risorse a comparti specifici tra i quali la scuola e l’amministrazione finanziaria.

E poi ancora, il capitolo pensioni, l’assegno unico per i figli a carico, gli sgravi contributivi per l’assunzione di soggetti caratterizzati da più bassi tassi di occupazione, il rifinanziamento del fondo per l’acquisto della prima casa, che viene rifinanziato per 0,4 miliardi nel 2023.

Rifinanziato per 0,8 miliardi nel prossimo anno anche il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, dove vengono prorogate sia le norme particolari di funzionamento per il periodo post pandemia sia il termine temporale di applicazione del sostegno speciale e temporaneo nell’ambito della crisi ucraina.

Tra le minori entrate la voce principale, pari a 4,2 miliardi nel 2023, è costituita dalla proroga per un anno del taglio del 2% dei contributi sociali a carico dei lavoratori con reddito non superiore 35mila euro previsto per l’anno in corso dalla Legge di bilancio per il 2022 e dal decreto Aiuti-bis, e dall‘aumento dello sgravio del 3% per i redditi sino a 20mila euro.

Inoltre, un pacchetto di norme in materia di accertamento, contenzioso e riscossione determinerebbe nel 2023 una riduzione delle entrate per circa 1,1 miliardi, sottolinea ancora la Banca d’Italia. Viene anc

he estesa la platea di persone fisiche a cui si applica un’imposta proporzionale in forma piena o incrementale, la cosiddetta flat tax. Infine, viene nuovamente rinviata, al 2024, l’entrata in vigore della Sugar tax e della Plastic tax.

Tra le coperture, la principale misura di entrata è l’introduzione di prelievi temporanei sulle imprese del settore energetico, pari a 4 miliardi il prossimo anno. Dal lato delle spese, i maggiori risparmi derivano dalla modifica dei criteri di indicizzazione al costo della vita delle pensioni: 3,3 miliardi nel 2023 e circa 6,5 in ciascuno dei due anni successivi, al lordo degli effetti sulle entrate.

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