Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte(C) esce a piedi da Palazzo Chigi per una pausa pranzo, Roma, 25 luglio 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Manovra, è sfida tra M5s e Lega. Conte e Tria: ‘No alla Flat tax’

Incontro di un’ora a Palazzo Chigi tra Salvini e Di Maio. Ma la sfida resta sulle tasse. ‘Questo è il vero vertice di governo sulla manovra’, dicono fonti M5s dell’incontro con le parti sociali convocato da Conte con Di Maio e Tria dopo quello del 15 luglio promosso da Salvini al Viminale. Il premier annuncia per settembre una ‘proposta concreta’ di riforma fiscale con un taglio che ‘premi lavoro e pensioni’. ‘Vorrei ancora capire qual è l’idea di manovra economica per il Paese’, attacca Salvini: ‘Serve un forte taglio di tasse, ma se vuoi farlo devi aprire una discussione coraggiosa, non obbedire all’Europa. O tutti sono disponibili a farlo o questo è un problema’. Quanto alla informativa di Conte al Senato sul caso dei fondi russi: ‘Mi interessa meno di zero’, attacca il leader del Carroccio.

“Il confronto sarà utile per scrivere una manovra che vogliamo sia espansiva nel segno della crescita e quanto più possibile condivisa”, ha detto il premier Giuseppe Conte ai sindacati. “Sono confronti che ci torneranno utili per acquisire le vostre premure e istanze: abbiamo già fatto qualche incontro, sia con me e Di Maio che separatamente con Salvini. Va benissimo, ci si può incontrare cento volte, ma ora dobbiamo avere un pieno contraddittorio e seguire un binario che consenta a me e al ministro Tria di procedere secondo un percorso ordinato”.

Importanti  le parole del Ministro dell’Economia che da Bruxelles dà una lettura alquanto “ridotta” sulla Manovra rispetto alle promesse di Salvini e Di Maio: «Ci sarà un deficit molto contenuto, quello che serve all’economia italiana. La flat tax non c’è, non c’è nessuna flat tax nel senso di un unico scaglione si va nella direzione di diminuire il numero degli scaglioni il primo anno e poi ridurli ancora, iniziare. La scelta è su quali classi di reddito si potrà fare», ha spiegato Tria in diretta con Sky Tg24. Il governo non agirà sulle spese che hanno un forte impatto sociale, ricorda ancora il titolare del Mef «non bisogna toccare secondo me le detrazioni che riguardano la politica industriale e non vanno toccate quelle con forte impatto sociale, come sanità e istruzione. Ci dovrà essere una scelta politica tra varie spese correnti o detrazioni da toccare, se ci sono benefici devono essere coperti da altre poste di bilancio.  Stiamo lavorando al disinnesco delle clausole di salvaguardia sull’Iva per 23 miliardi nel 2020.  In una eventuale revisione degli 80 euro nell’ambito del progetto per la flat tax, “non ci sarà una perdita” per i beneficiari, “potranno essere coinvolti, ma saranno coperti.  Probabilmente avranno un altro nome. Ma magari anziché 80 diventeranno 90”.

Salvini e Di Maio hanno promesso che il Governo va avanti e prosegue spedito verso la Manovra, ma dalle prime avvisaglie lo scontro sembra già in atto: i due responsabili economici della Lega, il viceministro Massimo Garavaglia e il sottosegretario al Mef Massimo Bitonci hanno rilasciato una nota in cui affermano «La manovra economica deve essere coraggiosa e utile a tanti italiani, lavoratori e famiglie. Non servono mini interventi di cui nessuno si accorge. Condividiamo i dubbi di chi sostiene che 4 miliardi di tagli alle tasse siano davvero pochi».

Nuovo botta e risposta tra Conte e Salvini nel day after dell’informativa del premier al Senato. “Che io possa andare in Parlamento a cercare una maggioranza alternativa è assolutamente fantasioso”, dice il premier fuori da Palazzo Chigi replicando a chi gli chiede di commentare le frasi pronunciate da Salvini dopo l’informativa in Senato.

“Non ho letto le parole di Salvini e non ho avuto la possibilità di vedere il video. Ma che io possa andare in Parlamento a cercare una maggioranza alternativa quando invece, com’è ben chiaro a leggere, andrei in Parlamento per trasparenza nei confronti dei cittadini e rispetto delle istituzioni, è una cosa assolutamente fantasiosa”. Il premier ha bollato come fantasiosa anche  “l”ipotesi che viene ventilata che io voglia formare un partito. Invito anche voi giornalisti,che dovete riempir pagine, a non fare i peggiori ragionamenti della prima Repubblica. Attenzione. Restituiamo alla politica la sua nobiltà, la sua nobile vocazione”.

In realtà se ne è parlato, addirittura voci di massoneria, dunque piuttosto attendibili, assicurano che per il nostro ci sarebbe già pronto un partito, accroccato proprio per lui, finalmente tutto suo, lo si chiama, sì, “premier per caso”, sinonimo del ben più natalizio miracolato che sa di presepio, ma intanto perfino in Vaticano immaginano davvero una “Lista Conte”, un centro ritrovato, con Rocco Casalino sempre lì, ancora lui, cravatta azzurro-meringa, a fare da ufficiale di collegamento.

Incredibile a dirsi, eppure secondo i sondaggi il gradimento personale dell’avvocato finora invisibile è alto o comunque sufficiente per scommettere su di lui come figura di transizione dopo il passaggio dell’orda  populista e sovranista.

Se le cose stanno così, dopo non avere creduto ai propri occhi per l’approdo a Palazzo Chigi, si può ben immaginare uno scivolo ulteriore per l’ex miracolato, il premier potrebbe finalmente prendere atto che non si tratti di una semplice paramnesia, cioè un falso ricordo, una distorta percezione di sé, smettendo così di pensarsi come semplice controfigura. Perfino alla faccia di quell’altro, Salvini, che forse Capitano lo era soltanto nelle stringhe di Twitter.

Perfino un pezzo di amici e amiche del Movimento 5 Stelle stanno lavorando nella direzione del dopo “governo del cambiamento”, non te lo dicono espressamente, ma lui sa bene che è così, che le trattative ci sono già, e Mattarella, dai, non direbbe di no, così pensano certamente quelli che hanno mangiato la foglia rendendosi conto che con la Lega e Salvini c’è poco da stare sereni, da spartire, poco di buono da aspettarsi, anzi, come si dice prosaicamente, quello ti mangia in testa.

Sembra di vederlo già Giuseppe Conte fra qualche anno, mentre taglia il nastro tricolore della TAV finalmente portata a compimento, il giorno dell’inaugurazione ufficiale, con il vescovo e i generali, sorride, ripone le forbici sul cuscino di raso rosso e via con gli applausi.

 

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