Manovra economica 2024 e norma ‘anti-Renzi’

Nella manovra economica 2024 il governo ha introdotto una norma “anti-Renzi”, che stabilisce il divieto per parlamentari, membri del governo, europarlamentari e presidenti di Regione di ricevere compensi da soggetti pubblici o privati con sede legale o operativa al di fuori dell’Unione Europea. La misura mira a evitare conflitti di interesse e a regolamentare i rapporti economici di figure istituzionali con entità estere.
Secondo la norma, i compensi ricevuti in violazione del divieto devono essere versati all’erario entro trenta giorni, pena una sanzione amministrativa pari all’importo percepito. I fondi recuperati saranno destinati al fondo di ammortamento dei titoli di Stato.

La norma prende il soprannome di “anti-Renzi” poiché impedirà al leader di Italia Viva di percepire i compensi derivanti da collaborazioni con il regime saudita di Mohammed bin Salman. Nel 2022, infatti, Matteo Renzi ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni di euro, grazie anche a conferenze e consulenze svolte in Arabia Saudita.

La proposta ha generato una forte reazione politica, in particolare da parte di Italia Viva, che ha definito la misura come un attacco diretto al proprio leader. “L’emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico, dà il segno dell’aggressione ad personam. Si legifera per la prima volta nella storia fiscale italiana l’esproprio ad personam, con l’obbligo di versare il 100% del fatturato allo Stato, ovviamente a condizione che il fatturato sia quello di Matteo Renzi”, ha dichiarato il partito.

La nota continua con toni duri: “Una norma pensata per colpire uno dei leader dell’opposizione dà anche il senso di una deriva sudamericana delle istituzioni. Il primo partito di maggioranza legifera ad personam con un subemendamento contro uno dei leader dell’opposizione e lo fa violando tutte le consuetudini fiscali. Non si era mai vista norma ad personam della maggioranza contro un singolo esponente dell’opposizione”.

Italia Viva ha inoltre espresso stupore per il supporto alla norma da parte di partiti che si definiscono liberali. “Stupisce che le forze di maggioranza che si definiscono liberali possano votare il primo esproprio proletario della storia fiscale italiana”, conclude il partito.

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