“Una manovra seria e responsabile quella del governo Meloni, che vale più di 30 miliardi di euro: nel pieno rispetto degli obiettivi del programma elettorale del centrodestra. Al centro dell’azione ci sono ancora le famiglie italiane. Milioni di euro vengono investiti a favore della natalità e a sostegno dei ceti medio-bassi. Si tratta di misure attese da anni, su temi che, almeno a parole, sono sempre stati cari alla sinistra; ma per i quali finora non era mai stata intrapresa alcuna azione concreta”. Interviene Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. In questi giorni nei quali le opposizioni screditano la legge di Bilancio che ha appena iniziato l’iter alla Camera. Foti rispedisce al mittente le critiche e le strumentalizzazioni delle cifre.
‘Pd, M5S devono tenere a mente che la voragine di alcune misure da loro avallate è il vero “danno erariale” che il governo e gli italiani stanno portando sulle spalle. Gli interventi a favore del lavoro e delle imprese previsti nella Legge di Bilancio 2025 relegano definitivamente nel dimenticatoio mancette elettorali: a partire dal reddito di cittadinanza e dal Superbonus. Il cui unico risultato è stato quello di sfasciare i conti dello Stato. Prive di alcun riscontro si dimostrano essere state anche le infauste chiaroveggenze della sinistra. Che, con un’Italia a guida Meloni, preannunciava crack economici e crisi sociali irreversibili. Amenità smentite da incontrovertibili dati economici. E dal giudizio delle maggiori agenzie di rating che, invece, premiano questo Governo ritenendolo serio ed affidabile. A tacere delle sistematiche fake news riguardanti la sanità e il suo finanziamento: il più imponente in valore assoluto mai registrato in detto ambito”.
Alla sinistra che inverosimilmente parla di “macelleria sociale” facciamo notare i dati. Chi sicuramente viene premiato dalla manovra per il 2025 sono le famiglie: bonus bebè bnus asilo nido, estensione dei congedi parentali, aiuti alla madri lavoratrici. E’ tutto messo nero su bianco. Le agevolazione riguarderanno una platea di redditi non elevati. Come giusto che sia in una congiuntura economica molto complicata a livello globale. Chi avrà vantaggi certi da questa terza manovra del governo Meloni è chi ha una retribuzione lorda annua fra 35 mila e 40 mila euro. Per costoro, circa 1,3 milioni di lavoratori dipendenti, scatterà, dal primo gennaio 2025, il bonus in busta paga: di cui finora hanno goduto solo le retribuzioni inferiori a 35 mila euro lordi. Secondo le simulazioni fatte al ministero dell’Economia, il vantaggio rispetto al 2024 sarà di mille euro l’anno (83 euro al mese) per chi prende 35 mila euro; di 687 (57 euro al mese) per chi guadagna 38 mila euro. E di 460 (38 euro al mese) per chi ha un lordo di 40 mila.
Taglio del cuneo fiscale, finanziamenti alla sanità, sacrifici alle grandi aziende. I numeri smentiscono la narrazione delle opposizioni che ben prima di conoscere la legge di Bilancio (il testo è arrivato ieri alle Camere) sono partite all’attacco. Anche i sindacati non militanti (che invece scenderanno in piazza) apprezzano la conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro dipendente con l’ampliamento della platea fino a 40 mila euro. “L’Ugl – si legge in una nota del segretario nazionale Paolo Capone – guarda con particolare favore all’aumento della base delle detrazioni sul lavoro da 1.880 a 1.955 euro. Un passo significativo verso un sistema fiscale più equo e favorevole a chi lavora. Questa misura non solo allevia il carico fiscale, ma rafforza sensibilmente il potere d’acquisto delle retribuzioni”.
Il riconoscimento di una sorta di bonus non tassabile per i lavoratori dipendenti – aggiunge la nota del sindacato – va nella direzione giusta offrendo un sostegno concreto a chi si trova nella fascia di reddito più vulnerabile, Con percentuali che vanno dal 7,1% fino a 8.500 euro, al 5,3% tra 8.500 e 15.000 euro, e al 4,8% tra 15.000 e 20.000 euro. Superato questo importo si passa ad un meccanismo di detrazioni aggiuntive che vanno riconosciute in busta paga: 1.000 euro tra 20mila e 32mila. Sopra tale soglia e fino a 40mila euro è previsto un sistema di décalage’.
”Il taglio del cuneo – conclude Capone – è un intervento puntuale. Che, una volta reso strutturale, produce un impatto positivo sul mercato del lavoro e sull’economia. Rappresenta un importante sostegno ai salari dei lavoratori duramente colpiti dall’inflazione erogando più risorse in busta paga. E, inoltre, genera un circolo virtuoso. La riduzione della tassazione, infatti, consente di immettere liquidità nell’economia agevolando l’accesso al credito per le imprese. Favorisce gli investimenti nell’innovazione, nel capitale umano e nella competitività, contribuendo alla creazione di nuovi posti di lavoro e al rilancio della crescita e dei consumi”.