Manovra, i numeri. Spread oltre 260 punti

Si parla di numeri e di percentuali, ma in realta’ dietro questi si cela l’obiettivo che si pone un governo al momento del varo della legge di bilancio, sia per restare all’interno dei parametri decisi dall’Unione Europea sia per capire di quali margini di spesa disponga. Cosa vuol dire in sintesi l’intesa sul deficit/pil al 2,4% raggiunta stasera? Tecnicamente, il deficit significa disavanzo, cioe’ la differenza tra le entrate e le uscite nel caso in cui le uscite risultino superiori alle entrate (se fosse il contrario, parleremmo di avanzo). Secondo quanto deciso da Bruxelles, l’Italia non deve superare il deficit in rapporto al Pil del 2% per non incappare nella procedura di infrazione. Il Pil e’ il Prodotto interno lordo, ossia la ricchezza prodotta.

Il 2,4% significa che se la ricchezza, ad esempio, equivale a 100 miliardi, le spese non possono superare i 102,4 miliardi. Quindi, il deficit e’ quella quota di spesa statale (costi della Pubblica Amministrazione, manovre fiscali) non coperta dalle entrate (tasse dirette e indirette, aumenti della pressione fiscale) e viene messo in relazione al Pil per capire lo stato di salute delle finanze pubbliche. In altri termini, la percentuale indica la capacita’ di produrre ricchezza del Paese e al tempo stesso di ripagare il debito che si accumula. Aumentare tale percentuale e’ decisivo perche’ determina quanto lo Stato riuscira’ a spendere: significa cioe’ che accettera’ di spendere piu’ di quanto entra nelle casse, abbassando le tasse per cittadini e imprese ad esempio o stimolando i consumi. Naturalmente la quota di spesa che non viene coperta con le entrate andra’ ad aumentare il debito pubblico e lo Stato sara’ costretto a chiedere i soldi in prestito al mercato.

Il vicepremier Luigi Di Maio sottolinea che “questo è solo un punto di partenza, il def si apre al popolo”, durante i festeggiamenti del Movimento 5 Stelle in seguito all’approvazione del deficit al 2,4% per la manovra, con lo stanziamento dei fondi per il reddito di cittadinanza.

Preoccupato invece il segretario del Partito democratico Maurizio Martina che ha dichiarato a Radio Capital: “Di fronte all’irresponsabilità di questo Governo non possiamo non alzare la voce. Vorrei un governo che si rendesse conto delle scelte che compie. Non possiamo non scendere in piazza davanti a chi sta mettendo il paese a rischio. Domenica a Roma saremo in tanti: arriveranno da tutta Italia 200 pullman, 6 treni e tante persone che vogliono costruire assieme a noi l’alternativa”.

Preoccupata anche Forza Italia: “Non ci preoccupa solo lo sforamento del 2,4% del rapporto deficit/pil, il triplo rispetto agli impegni dell’Italia con Bruxelles, ci preoccupa di piu’ che la Manovra preveda solo spesa corrente e il blocco degli investimenti e nessuna prospettiva di crescita e di nuova occupazione. Solo poche briciole di riduzione delle tasse per chi lavora e produce, una Manovra che tradisce il ceto produttivo. La risposta a questa sconcertante decisione presa contro il parere del ministro dell’Economia Tria, sta venendo purtroppo dai mercati che reagiscono in modo preoccupante, con lo spread che schizza all’insu’ e la Borsa in gravissima perdita che sta trascinando le altre piazze europee. Purtroppo, nel governo e’ prevalsa la folle spinta ideologica e insensata dei 5 Stelle che espone l’Italia al rischio di un tracollo economico-finanziario. Temiamo che l’Italia sia entrata in un vicolo cieco ma non vogliamo rassegnarci a questa prospettiva”, ha spiegato in una nota Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato.

Intano i mercati non sembrano rispondere bene. Si amplia il calo di Piazza Affari nei primi scambi: l’indice Ftse Mib perde il 2,2%, con Intesa e Unicredit che cedono oltre il 5% e tutto il settore del credito sotto la pioggia di vendite in parallelo a quella che sta colpendo i titoli di Stato italiani. Il rendimento del Btp a 10 anni sale infatti di oltre 20 punti base e lo spread con la Germania e’ a oltre 260 punti.

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