Manovra: il governo punta su famiglie e taglio del cuneo

Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per fare il punto sulla manovra, attesa in Cdm lunedì prossimo. Camera e Senato hanno approvato la Nadef e le rispettive risoluzioni di maggioranza sullo scostamento di bilancio chiesto dal governo. Il voto, che richiedeva la maggioranza assoluta, è passato a Montecitorio con 224 sì e 127 no e a Palazzo Madama con 111 voti a favore, 69 contrari e un solo astenuto. “Piena soddisfazione da parte di FdI e di tutto il centrodestra per l’approvazione della Nadef alla Camera dei deputati con largo margine”, è stata espressa dal capogruppo alla Camera, Tommaso Foti. “Nell’ambito di una manovra responsabile – ha chiarito – puntiamo su famiglie e imprese con particolare attenzione e impegno al taglio del cuneo fiscale”.

Lo scostamento è quantificato in 23,5 miliardi di euro: 3,2 miliardi di euro quest’anno, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025. È volontà del governo utilizzare i fondi aggiuntivi previsti per il prossimo anno principalmente per la conferma del taglio del cuneo fiscale, con accorpamento delle prime due aliquote Irpef; per il rinnovo dei contratti pubblici e del comparto sanitario; per il potenziamento dei provvedimenti di sostegno alla natalità.

Le stesse risoluzioni della maggioranza sullo scostamento impegnano il governo a prevedere, con la manovra di bilancio, “il taglio al cuneo fiscale nel 2024 sul lavoro e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale”, oltre a “iniziative a sostegno delle famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose, e della genitorialità, volte anche alla conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari”. Nel testo, inoltre, le forze politiche del centrodestra chiedono all’esecutivo di mettere in campo “risorse per proseguire con il percorso avviato di rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con particolare riferimento al comparto sanitario” e “a considerare collegato alla manovra di finanza pubblica, oltre a quelli già indicati nel Documento, il seguente disegno di legge: ‘Disegno di legge per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese’”.

Sia l’agenzia di rating Fitch sia il Fondo monetario internazionale sono intervenuti sul tema del debito pubblico italiano, confermandone la discesa, ma registrando un rallentamento, in un quadro in cui “per tutti i Paesi – ha sottolineato il Fmi – sta diventando difficile riequilibrare le finanze pubbliche”. In particolare, per il Fmi, che ha invitato il governo a un taglio del debito “più ambizioso”, per quest’anno il deficit è stimato al 5%, con un calo al 4% nel 2024,tuttavia bisognerà attendere il 2026 per scendere sotto quota 3% (esattamente al 2,7%) e nel 2028, ultimo anno di previsione, si attesterebbe ancora al 2,5%. Fitch, invece, ha fissato le stime sul disavanzo pubbliche per quest’anno al 5,2% del Pil e al 4,2% nel 2024, avvicinandole “ai nuovi obiettivi del governo”. L’agenzia prevede un calo del debito pubblico/Pil inferiore rispetto alle nuove stime della Nadef, che rappresenterebbero “un significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti”. Il target di deficit del governo per il 2023, pari al 5,3% del Pil (dal 4,5% nella nota di aprile), è determinato dal costo delle agevolazioni fiscali del Superbonus, mentre il dato per il 2024, pari al 4,3%, incorpora un pacchetto fiscale netto di 0,7 punti percentuali, che dovrebbe includere circa 0,6 punti percentuali di tagli fiscali, principalmente sul lavoro responsabile”.

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) accendono, come detto,  i riflettori sul debito italiano, mentre si avvicinano a grandi passi i verdetti delle tre principali agenzie di rating. La prima a pronunciarsi, il 20 ottobre, sarà Standard & Poor’s, mentre il 10 novembre sarà la volta di Fitch e il 17 toccherà a Moody’s. Al centro dell’analisi, ci sarà la sostenibilità di un debito pubblico che a luglio ha ormai raggiunto quota 2.859.

La manovra si sviluppa su quattro i pilastri: conferma del taglio del cuneo fiscale anche nel 2024, avvio della riforma fiscale con l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef, misure per le famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose, risorse per il rinnovo dei contratti della Pa, con particolare attenzione alla sanità. Nella manovra che complessivamente dovrebbe aggirarsi intorno ai 22 miliardi, il magro capitolo pensioni dovrebbe limitarsi alla conferma di Quota 103, al rinnovo di Ape sociale e Opzione donna, forse rivista. Il testo della legge di bilancio è atteso, come sottolineato,  lunedì in consiglio dei ministri dove arriverà insieme al decreto fiscale che fornirà una prima dote per la manovra e introdurrà la global minimum tax.

Sul tavolo del consiglio dei ministri previsto lunedì 16 ottobre è atteso il Documento programmatico di bilancio, che va inviato a Bruxelles, un primo giro di tavolo sulla legge di bilancio. Incerto il decreto fiscale collegato alla manovra. Quest’ultimo dovrebbe contenere, tra l’altro, le norme per l’avvio dal primo gennaio della global minimum tax.

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