La Manovra resta sotto i riflettori in vista di un nuovo confronto sulla riforma fiscale alla cabina di regia ed al CdM convocati per questa mattina per mettere a punto l’emendamento del governo. Sono tanti i nodi ancora da sciogliere: caro-bollette, decontribuzione, beneficiari taglio Irpef. La coperta è corta ed 8 miliardi troppo pochi per soddisfare tutti. L’incontro di ieri con i sindacati la lasciato tutti insoddisfatti
Il primo punto riguarda come destinare gli 8 miliardi della riforma fiscale, di cui 7 miliardi già destinati al taglio Irpef attraverso la riforma degli scaglioni in quattro aliquote: 23% fino a 15mila, come ora, il 25% fino a 28mila, il 35% fino a 50mila e il 43% per i redditi superiori a 50mila. Dall’incontro di ieri è emerso che l’85% della somma per il taglio delle tasse sarà destinata alle fasce di reddito sotto i 50mila euro.
Prevista anche l’abolizione dell’Irap per ditte individuali, professionisti e startup, cui viene destinato 1 miliardo degli 8 complessivi stanziati per la riforma del fisco.
Il governo ha dato anche disponibilità ad aumentare la no tax area per i pensionati fino a 8.500 euro.
Si è tenuto ieri un confronto fra governo e i sindacati, aggiornatosi a questa mattina, prima del CdM di oggi pomeriggio. Il Governo ha stanziato altri 2 miliardi per il contrasto al caro-bollette (500mila euro) e per la decontribuzione una tantum dei lavoratori dipendenti con fasce di reddito sotto i 47 mila euro (1,5 miliardi). Le risorse sono state reperite dai risparmi del taglio di Irpef e Irap per il 2022.
I sindacati dopo l’incontro di ieri si sono espressi nella direzione dell’insufficienza delle risorse approntate. Il leader della Cisl Luigi Sbarra ha accolto positivamente le misure illustrate al governo.
Si dicono insoddisfatti il leader della Cgil Maurizio Landini, che parla di somme insufficienti e conferma la prosecuzione della mobilitazione.
Il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri ha preannunciato una “risposta” del sindacato, dicendosi insoddisfatto delle misure per le fasce al di sotto dei 26mila euro e per l’assenza di misure su giovani e previdenza.