Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato l’autorizzazione alla trasmissione alla Camere del disegno di legge di Bilancio. Dopo 15 giorni i 108 articoli della Manovra, con la firma del capo dello Stato, arrivano al Parlamento: tra il 29 e il 30 novembre è previsto che il ddl approdi in Aula alla Camera. E’ stato confermato lo stanziamento di 16 miliardi per i due provvedimenti “bandiera” di M5s e Lega: reddito di cittadinanza e quota 100. Ma non si quando entreranno in vigore.
Sul governo gialloverde pesa la probabile procedura d’infrazione dell’Unione: tutto dipende da cosa risponderà Giovanni Tria a Bruxelles. La replica ai rilievi dell’Ue sulla Manovra dovrebbe arrivare a inizio settimana prossima. Non dovrebbero esserci stravolgimenti, ma l’assicurazione di un contenimento del deficit anche con uno slittamento di riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza a maggio 2019. M5S e Lega non sembrano disposte, più di tanto, a fare dei passi indietro per non scontentare le rispettive basi elettorali. Il problema resta sempre il deficit. Via XX Settembre che Palazzo Chigi sembrano essere molto fiduciosi su questo aspetto: il deficit alla fine sarà più basso del previsto (non il 2,4% ma il 2% secondo alcune stime), anche perché il 2,4% è stato calcolato su una crescita “tendenziale” allo 0,9% e non su quella stimata dal governo come effetto della manovra, all’1,5%. Ma questa interpretazione, su cui Conte e Tria starebbero basando la loro interlocuzione con Bruxelles, non regge secondo il Pd: “Il deficit è deficit”, taglia corto l’ex ministro Pier Carlo Padoan.