“La norma che taglia le pensioni di medici e statali prevista nella Legge di Bilancio rischia di incrinare un rapporto storico tra Stato e dipendenti, può innescare una fuga anticipata con possibili contraccolpi in campo medico, e non solo, e rischia di aprire un pericolo di contenzioso anche sotto il profilo della legittimità costituzionale. E’ per questo motivo che mi sono già attivato, e mobiliterò tutto il mio gruppo parlamentare di Camera e Senato, affinché si faccia paladino di una battaglia contro una penalizzazione ingiustificata”. Lo ha detto il Presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano, di Forza Italia, incontrando alla Camera una delegazione di medici di Anaao Assomed (Sindacato medici e dirigenti sanitari italiani) e di Cosmed (Confederazione sindacale medici e dirigenti).
 “La soluzione più adeguata – ha detto Pagano – è a mio parere quella di espungere la norma dalla Manovra. Ricordiamoci che l’Italia, tra i Paesi più colpiti dalla pandemia, ha una sorta di debito morale nei confronti di medici e infermieri, per cui l’idea di guadagnare qualche soldo colpendo queste categorie che dovevano, al contrario, essere premiate con un aumento di appannaggi e stipendi di molto inferiori rispetto a quelli dei colleghi di altri Stati europei, è immorale e inopinatamente punitivo”.
 “In un momento come questo, in cui abbiamo un deficit di risorse umane in campo sanitario, tra i medici in modo particolare, sbaglieremmo due volte: da un lato costringendoli a un esodo forzato e preventivo colpiremmo il Ssn e le persone che hanno bisogno di cure; dall’altro andremmo a penalizzare la categoria dei medici più esperti, esponendoci a un danno enorme. E lo stesso vale, ovviamente, anche per tutte le categorie parimenti colpite dal taglio delle pensioni. Ecco perché garantisco il mio massimo impegno, e quello del mio gruppo parlamentare, al fine di arrivare a una soluzione il più equa possibile a tutela di tutti i lavoratori” ha concluso Pagano.

Rivalutazioni delle pensioni, di cosa si tratta? Gli assegni delle categorie previdenziali e assistenziali, come ogni anno, sono adeguati attraverso un meccanismo di indicizzazione o perequazione automatica (o anche rivalutazione) delle pensioni: si tratta della differenza tra l’indice dei prezzi dell’anno precedente e quello attuale.

Negli ultimi anni non si è applicata al 100% su tutti gli assegni ma in maniera inversamente proporzionale al valore della pensione. La causa risiede nell’effetto di varie norme di legge che hanno cercato di limitare l’aumento della spesa complessiva.

Facciamo un esempio: nel caso dell’inflazione 2023 pari all’8,1%, solo gli assegni che non superano il quadruplo della pensione minima sono effettivamente aumentati dell’ 8,1%.

Il Parlamento ha tra le mani una versione della manovra che conferma lo schema già adottato quest’anno che limita la rivalutazione per i trattamenti sopra i 2.270 euro lordi mensili. Comprimendo però ulteriormente (dal 32 al 22% del tasso di inflazione) l’adeguamento per coloro che percepiscono più di 5.680 euro lordi al mese: parliamo di oltre dieci volte il mininmo Inps, la fascia più elevata.

Novità sull’importo elevato delle pensioni. È stato inserito un elemento nuovo che si può leggere nella bozza della legge di bilancio 2024 che si appresta a essere discussa nei prossimi giorni in Parlamento. La modifica, insomma, concerne esclusivamente la classe di importo superiore a dieci volte il trattamento minimo Inps, per le quali viene fissata l’aliquota di rivalutazione del 22%, invece che del 32% come nel 2023.

Come nel 2023 le pensioni piu basse come detto sono aumentate dell’8,1%, pari alla differenza tra  tasso Istat 2023 e 2022, per il  2024 si  stima  un indice ISTAT del 5,6% rispetto  quest’anno. I trattamenti pensionistici saranno perciò rivalutati da un minimo dell’1,232%  al 5,6%, tasso di inflazione stimato di riferimento.

La tabella

La tabella della rivalutazione delle pensioni a partire da gennaio 2024:

pensioni fino a 4 volte il minimo – rivalutazione del 100%

pensioni da 4 a 5 volte il minimo (cioè fino a 2.626,90 euro) – rivalutazione dell’85%

pensioni da 5 a 6 volte il minimo (fino a 3.152,28 euro) – rivalutazione del  53%

pensioni da 6 a 8 volte il minimo (fino a 4203.04 euro) – rivalutazione del  47%

pensioni da 8 a 10 volte il minimo  (fino a 5.253,80 euro) – rivalutazione del 37%

pensioni oltre 10 volte il minimo (ovvero da 5.254 euro lordi in su) – rivalutazione del 22%

Le fasce

Ma quanti pensionati rientrano nelle varie fasce? Secondo la relazione tecnica alla manovra:

– i pensionati che percepiscono pensioni fino a quattro volte il minimo, sono il 54,1% del totale

– le pensioni di importo  tra  quattro e cinque volte il minimo  sono il 15,7%,

– le pensioni di valore superiore a cinque volte il minimo rappresentano il 7,7%

– quelle di importo tra cinque e sei il 9,3%,

– quelle di importo tra tra sei e otto il 9,0% e

– quelle oltre otto e fino a dieci volte il minimo sono il 4,2%