La Commissione europea ritiene che la Francia, malgrado un deficit nominale piu’ alto dell’Italia, realizzi uno sforzo strutturale di aggiustamento dei conti pubblici piu’ consistente di quello italiano ed e’ una delle ragioni per cui sta facendo pressioni su Roma per evitare di andare oltre l’1,6% di disavanzo indicato da Giovanni Tria. Gli obiettivi di deficit nominale su cui stanno lavorando i governi di Italia e Francia per il 2019 non sono paragonabili in termini di rispetto delle regole del Patto di Stabilita’ e Crescita. Per i paesi con un debito superiore al 60% di Pil, il Patto di Stabilita’ e Crescita prevede uno sforzo strutturale – la riduzione del deficit al netto del ciclo economico e delle una tantum – di almeno lo 0,5% di Pil. Le regole contengono al loro interno una certa dose di flessibilita’, con la possibilita’ di evitare una procedura per deficit eccessivo se c’e’ una deviazione massima dello 0,5% dall’obiettivo di deficit strutturale su un anno o cumulata su due anni. L’obiettivo di deficit nominale del 2,8% fissato dal governo francese include l’impatto di una misura una tantum, annunciata nel 2017, pari a un valore dello 0,9% di Pil. Senza contare questa misura una tantum, il deficit nominale della Francia scenderebbe al 1,9% del Pil (nel 2020 dovrebbe calare al 1,4%), mentre lo sforzo strutturale previsto per il prossimo anno ammonta allo 0,3%. Questi numeri, e’ la.valutazuone di Bruxelles, consentirebbero alla Francia di evitare una deviazione significativa che farebbe scattare una procedura.
La situazione dell’Italia e’ diversa da quella della Francia, perche’ l’obiettivo di deficit nominale al 1,6% e’ gia’ a limite di quanto consentito dal Patto di Stabilita’ e Crescita. Lo sforzo strutturale realizzato nel 2019 sarebbe infatti pari allo 0,1% contro lo 0,6% richiesto dalle regole europee. Se l’Italia dovesse superare il margine dello 0,5% di flessibilita’ sullo sforzo strutturale, la Commissione potrebbe bocciare il progetto di legge di bilancio, chiedendone una nuova versione entro due settimane dalla sua presentazione. Le nuove regole introdotte durante la crisi dell’euro con il Six and Two Pack prevedono che, in caso di “un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilita’ e Crescita”, la Commissione chieda “un progetto riveduto di documento programmatico (di bilancio) quanto prima e comunque entro tre settimane dalla data del suo parere. La richiesta della Commissione dev’essere motivata e resa pubblica”. Infine, l’Italia sta gia’ violando la regola sul debito, che prevede una riduzione di un ventesimo l’anno per la parte eccedente il 60% di Pil. Con uno sforzo strutturale inferiore allo 0,1% di Pil, l’Italia rischia di perdere le circostanze attenuanti che finora hanno consentito alla Commissione di evitare di aprire una procedura per deficit eccessivo che porterebbe a obiettivi di bilancio molto piu’ stringenti.