«Se non ci sarà condivisione sulla riforma del premierato andremo al referendum senza alcun timore. Se invece ci sarà una condivisione del testo ampia che impedirà il referendum ne saremo lieti, ma non la perseguiamo a costo di fare venire meno punti qualificanti della riforma»: parole di Alfredo Mantovano. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio delinea la rotta del governo.
«Il testo approvato dal Cdm – dice Mantovano – viene fuori da una serie di confronti con le forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, con forze sociali e costituzionalisti. Si sono ascoltati pareri qualificati, è stato un percorso ampio ed esteso. Se non troveremo un accordo in Parlamento sulla riforma costituzionale mi auspico che la prima lettura si completi prima delle elezioni europee e la seconda entro il 2024 o inizio 2025. Quindi, l’eventuale referendum sarebbe dunque successivo».
Mantovano non condivide «l’analisi fatta da Giuliano Amato sul premierato quando sostiene che il Quirinale diventerebbe un palloncino sgonfiato perché meno legittimato di un premier. Inoltre l’interlocuzione tra Giorgia Meloni e il Quirinale è fluida e continua. Amato, che ha avuto ruoli rilevanti, merita rispetto, ma non colgo nessun svuotamento del Parlamento, anzi vedo con questa riforma un’esaltazione del suo ruolo».