Giovanni Toti, leader di Cambiamo! e presidente della Regione Liguria, ha rinnovato il proprio invito a Mara Carfagna a unirsi a lui per costruire una realtà politica di centrodestra più moderata. Ad Agorà, su Rai 3, Toti ha dichiarato: “Ho ribadito a Mara Carfagna che a me piacerebbe prima o poi costruire non solo con lei, ma con tante persone, anche con Forza Italia se ci stesse, qualcosa che ambisca a tornare a crescere in un centrodestra che vince le elezioni ma sui muscoli della Lega e di Fratelli d’Italia“.
Toti ha aggiunto: “Mara Carfagna è un esponente importante del centrodestra, vicepresidente della Camera, è evidente che nei giorni scorsi ha vissuto dei momenti di difficoltà con Forza Italia, come accade spesso a molti esponenti di quel partito”.
Il leader di Cambiamo! ha rivelato i propri obiettivi: “Io cerco di rianimare l’ala moderata del centrodestra, mi piace confrontarmi con tutti. Ci siamo detti che la nostra metà campo è il centrodestra, al di là di qualche voce che è corsa anche su Mara“.
Sulle intenzioni di Mara Carfagna, Toti ha concluso: “L’ho trovata convintamente decisa a rimanere nel centrodestra. I rapporti con Forza Italia se li deve vedere lei”.
In realtà per quanto riguarda Forza Italia è utile ascoltare Silvio Berlusconi: Adesso basta, Mara non può continuare a fare il controcanto. Sta diventando come Fini…”. Mai si poteva immaginare che un giorno Silvio Berlusconi avrebbe pronunciato queste parole nei confronti della sua prediletta Mara Carfagna, cresciuta a pane e Forza Italia, voluta fortemente dallo stesso Cavaliere in Parlamento e valorizzata in questi anni, non solo come ministro del suo ultimo governo, ma poi come vicepresidente della Camera, e ancora come coordinatrice degli azzurri. In un amen però tutto cambia. E ora viene addirittura accostata a colui che ha più ferito in questi lunghi 25 anni di discesa in campo il leader azzurro. Vale a dire Gianfranco Fini.
Berlusconi sconfessa ufficialmente la Carfagna e scrive una nota inequivocabile, anche piuttosto dura, che non lascia alternativa a chi oggi nel partito rumoreggia, e a chi vuole mettere in discussione l’alleanza con Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Mi aspetto che nel Movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dei dubbi sul nostro impegno a fianco di Israele e del popolo ebraico, contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo”. Eppoi la inequivocabile rasoiata finale: “Le discussioni, sempre legittime, si fanno all’interno e non a colpi di agenzia: se qualcuno vuole invece seguire strade già percorse da altri, ne ha naturalmente la libertà, ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia”.
Berlusconi che non hai mai adorato il dissenso, mette davanti al fatto compiuto la sua (ex) preferita, la stessa che aveva messo in discussione per la presenza di Casa Pound la manifestazione di Piazza San Giovanni di due settimane fa. O dentro, o fuori. Non ci sono altre vie. O si rispetta il verbo del grande Capo, o è preferibile lasciare la casa madre. Ed è come se Berlusconi volesse anticipare il “che fai, mi cacci?”. D’altro canto, il partito è e resta padronale. Così è nato, e così morirà.
Ora bisogna capire la prossima mossa della vicepresidente della Camera che si trova davanti a un sentiero stretto. Se la porta renziana appare chiusa, secondo qualcuno “anche per il veto di Maria Elena Boschi”, l’altra via da percorrere potrebbe essere quella di un partito con Giovanni Toti. Una sorta di colonna “liberal” del salvinismo, come ha scritto Ugo Magri sulla Stampa. Il tutto solo e soltanto se arrivasse il lasciapassare di Matteo Salvini. Toti e Carfagna hanno avuto un colloquio a Montecitorio. Il governatore della Liguria ha ribadito la sua posizione: “Dobbiamo essere qualcosa di diverso da Salvini ma che comprende Salvini”. Per l’ex delfino di Berlusconi non esiste una schema diverso dal centrodestra ortodosso. Anche perché Toti sarà ricadidato alle regionali in Liguria, con il sostegno di Salvini e Meloni. E allora cosa farà la vicepresidente della Camera? “E’ delusa”, ha sussurrato Toti dopo il colloquio. E qualcuno che ha sentito il governatore mormora che “Mara ormai si sente un ospite dentro Forza Italia, e ha le ore contate dentro al partito”. Non è dato sapere cosa farà. Certo è che dalle parti del Capitano storcono il naso al solo sentire nominare la parola “Carfagna”. “Non esiste”, sospira un pezzo da novanta di via Bellerio. È cosa nota che fra Matteo e Mara non corra buon sangue, anche perché i leghisti non dimenticano gli attacchi quotidiani della Carfagna a Salvini quando quest’ultimo sedeva al Viminale.