Marco Andrea Doria e l’ordigno da mortaio posato sulla sua auto

Mi Chiamo Marco A. Doria,
Sono un comune cittadino che con il suo lavoro ed i suoi mezzi cerca, senza alcun contributo pubblico e/o privato, forse illudendosi, talvolta anche sbagliando, di migliorare la società in cui vive. Sono sostanzialmente un uomo positivo e conservo, nonostante l’età, la fiducia nel prossimo.

Credo ancora, nonostante tutto, nelle potenzialità del nostro Paese e nella concreta volontà di tanti di noi di adoprarsi al meglio per il bene di tutti. Ecco perché, con entusiasmo, ho accettato l’incarico offertomi circa 17 mesi fa’ di Presiedere il Tavolo di Coordinamento per la riqualificazione di parchi e ville storiche di Roma Capitale.

Mi è subito apparso come l’opportunità attesa per poter disinteressatamente e, ripeto, gratuitamente contribuire nel mio piccolo al miglioramento della nostra amata capitale.

Immaginavo che non sarebbe stato facile né indolore muovermi in un ambito nel quale, un po’ come ovunque, purtroppo, la mala gestione e quel mix ignobile di interesse privato e disinteresse per la cosa pubblica aveva radicato abitudini e comportamenti deprecabili a tutti i livelli, anche quelli meramente esecutivi.

Ero, però, convinto di farcela; confidavo, tra l’altro, nella solidarietà e in quel rapporto di stretta prossimità che si accompagna al conferimento di un incarico motivato dalla stima piena e dalla fiducia incondizionata nella persona designata. Ero certo di far parte di una squadra.

Ho lavorato con passione, quindi; senza risparmiarmi, ho cercato di dare il meglio e credo che i risultati non siano tardati …così come le difficoltà e le ostilità di quanti erano abituati ad agire con inganno e calcolo a vantaggio proprio ed a danno del bene comune.

Non mi hanno sorpreso, pertanto, le intimidazioni che ho inizialmente ricevuto dopo poco che ho apportato necessari cambiamenti nella gestione e nelle modalità operative di quanto affidatomi. Era prevedibile che prassi consolidate di uso distorto ed addirittura sfacciatamente privato della cosa pubblica avrebbe determinato reazioni anche forti.

Quello che, però, mi ha profondamente amareggiato e mi sta inducendo a riflessioni circa l’opportunità da parte mia di proseguire nel cammino intrapreso con tanto entusiasmo e dedizione è stato prendere atto della condotta tenuta nei miei confronti a seguito dell’ultimo, bel più grave e preoccupante episodio occorsomi il 26 aprile da parte di quelli che ritenevo miei sostenitori.

In quella occasione ho verificato in maniera incontrovertibile che la solidarietà e la presenza delle istituzioni che mi attendevo non era sopraggiunta a darmi conforto e sostegno e che, anzi, forse anche per incompetenza, ero stato mal consigliato quanto al da farsi e lasciato a gestire da solo una vicenda che avrebbe richiesto un’immediata manifestazione di vicinanza per il vergognoso attacco subito ed un concreto intervento dell’apparato pubblico a tutela della mia persona oltre che del mio lavoro.

Cordiali Saluti
Marco, A Doria

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