Travaglio ironizza sulla solita “distratta” leader del Pd, Elly Schlein, che ama divagare. “Interpellata dai giornalisti sull’epiteto, non solo non insorse con i soliti argomenti usati quando viene offesa una donna (sessismo!), ma liquidò la faccenda fingendo di non capire la domanda: ‘Grazie, ho già risposto sull’autonomia differenziata”. Ora ha ritrovato la favella, ma per stigmatizzare lo sketch inscenato dalla Meloni a Caivano (“Presidente De Luca, sono quella stronza della Meloni, come sta?”). Ed è riuscita a dire che ‘La Meloni si descrive da sola’. Quindi ha ragione De Luca: la è una stronza…”, fa notare il direttore del Fatto. Che per una volta non lesina critiche neanche al suo amato Conte.
«A quella caduta di stile, che raddoppia quella di De Luca e vi trascina l’intero Pd, avrebbe potuto rimediare Conte, restituendo un po’ di eleganza e di cavalleria a una battaglia politica degradata alotta nel fango. Avrebbe potuto dire che De Luca è lo Sgarbi del Pd e ha avuto ciò che meritava: un guappo di cartone che non deve permettersi di insultare o di minacciare di morte chi lo critica o non gli va a genio, come fa da trent ’anni indisturbato e impunito (“La Bindi ha fatto una cosa infame, da ucciderla” “Di Maio, Fico e Di Battista, che vi possano ammazzare tutti”, “Salvini ha la faccia come il fondoschiena, peraltro usurato”, col contorno di ‘chiattona’ e dito medio alla 5S Ciarambino, “cafona, fiore di bellezza e di freschezza” alla Camusso”, “Pippo Baudo con la frangetta” a don Patriciello). Invece Conte ha detto che la premier è vendicativa e rosicona”, stigmatizzando anche lui la reazione, ma non l’azione che l’ha scatenata. E ha perso l’occasione di dare una lezione di stile a De Luca, alla Schlein e soprattutto alla Meloni, che in piena pandemia l’aveva chiamato “criminale”…».
Poi il consiglio all’opposizione: basta settarismo, la faziosità, il tartufismo e il doppiopesismo della peggior sinistra che hanno issato Giorgia detta Giorgia a Palazzo Chigi. “E la manterranno lì per un bel pezzo….”.