Mare alla Francia: Parigi fa marcia indietro

Alla fine non ci sarà alcuna cessione di tratti di mare per circa 300km quadrati alla Francia.  Dopo l’azione unilaterale di Parigi, seguita all’accordo di Caen, i francesi hanno fatto marcia indietro, tornando ad interpretare le mappe secondo i vecchi confini. Il caso dovrebbe essere chiuso, anche se restano parecchi dubbi sulla vicenda.

Come detto la vicenda prende corpo dall’accordo di Caen, siglato il 21 marzo 2015 dopo lunghe trattative iniziate addirtittura nel 2006. L’atto prevede che le acque territoriali francesi in prossimità della Corsica passino da 12 a 40 miglia, mentre il confine al largo della parte nordoccindentale della Sardegna si allarghi fino alle 200 miglia. Al largo della costa sarda è stata peraltro individuata una grande riserva da 1,4 trilioni di metri cubi di gas e da 0,42 miliardi di barili di petrolio, l’articolo 4 del trattato prevede che sia possibile accedere alla riserva presente sotto il fondale italiano, avviando la trivellazione direttamente dal versante francese. Le navi dei Paesi dell’Unione potranno transitarvi, ma all’Italia non sarà più consentito farvi attività economica (pesca, sfruttamento dei giacimenti naturali, ecc), che rimane appunto esclusivamente in mano alla Francia ma con la protezione ecologia che resta a carico dell’Italia.

  Come segnalato dalla Farnesina, il Parlamento italiano non ha ratificato il trattato, che non avrebbe dunque potuto avere validità. Tuttavia alcuni episodi recenti – come il sequestro di un peschereccio ligure – hanno fatto capire che la Francia aveva iniziato a scrutare le mappe coi confini previsti dal nuovo accordo, tanto da far muovere i pescatori liguri insieme a quelli sardi.

 Dopo le prime mosse ‘aggressive’, martedì Parigi ha fatto marcia indietro: il termine indicato del 25 marzo, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico. Ma soprattutto i francesi hanno ammesso di aver sbagliato ad interpretare le mappe secondo un accordo non ratificato, e dichiarato che i confini torneranno ad essere quelli vecchi.

 Caso chiuso dunque? Sembrerebbe di sì, anche se non è detto che la Francia possa avviare nuove azioni unilaterali. Perché all’interno dell’Ue esistono vincoli pesantissimi sui conti pubblici, ma in politica estera soprattutto continuano a prevalere gli interessi nazionali. Un uomo di acclarata esperienza sul campo come il generale ex Nato Giuseppe Morabito ha raccontato pochi giorni fa, nell’ambito di un convegno sul Medio Oriente, come soltanto quindici giorni dopo il ritiro dell’ambasciatore in Egitto da parte italiana per il caso Regeni, il Presidente francese Macron si sia presentato da Al Sisi con una dozzina di facoltosi imnprenditori francesi per accaparrarsi le aree di interesse strategico eventualmente mollate dall’Italia.

Ma soprattutto, anche se il caso in questione andasse in archivio, come sembra, resta un dubbio irrisolto: perché è stato siglato quell’accordo? Ed è una questione che non riguarda solo gli ultimi governi di centrosinistra, giacché le trattative iniziarono addirittura nel lontano 2006. C’è sotto altro che l’opinione pubblica non può o non deve sapere?.

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