Mare Jonio, riprende i soccorsi in mare e denuncia Salvini

Riprende la battaglia tra la nave Mare Jonio e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dopo lo stop forzato dell’imbarcazione per motivi burocratici, la Mediterranea è riuscita a risolvere le pendenze riprendendo il largo ovviamente facendo rotta la Libia per andare a soccorrere i migranti da trasportare verso le coste italiane. E non è tutto. L’armatore dell’imbarcazione ha deciso di denunciare Salvini che spera di poter portare in Tribunale: ‘Calunnia aggravata perché siamo accusati del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (che comporta una pena di 10 anni) e diffamazione perché la direttiva è stata pubblicata sul sito del ministero dell’Interno’.

‘Siamo contenti se si aprirà l’inchiesta perché ci permetterà di andare a fondo nella situazione. Con questa querela, se il ministro deciderà di non scappare dal processo, si potrà determinare se la direttiva corrisponde al vero. È un’opportunità che diamo al ministro. Ci è stata fatta una diffida dal salvataggio e soccorso sistematico: la Mare Ionio è una nave commerciale che agisce anche con un monitoraggio di quanto succede nel Mediterraneo, attivando i soccorsi se ci sono imbarcazioni in situazione di stress. Se non ci sono strutture in grado di intervenire, l’armatore e il comandante della Mare Jonio mai si sottrarranno alle normative internazionali, alle leggi del mare e a quelle dell’umanità, che vuol dire salvare le persone a rischio annegamento nel Mediterraneo. Mai verrà dato quest’ordine alla Mare Jonio. In un Paese civile la direttiva sarebbe stata un invito a tutte le navi nel Mediterraneo, vista la situazione drammatica in Libia, di essere pronte a corrispondere alle esigenze di umanità nel salvare le persone a rischio di annegamento e in fuga da una zona di guerra’.

 

La nave Mare Jonio, ribattezzata da Salvini come la nave dei centri sociali, ha ripreso il largo dopo le indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dopo lo stop forzato nel porto di Marsala(Trapani).

 Alessandro Metz, l’armatore,  come detto, ha deciso inoltre di sporgere denuncia nei confronti del ministro dell’Interno, accusato di diffamazione per aver indicato nella direttiva ai vertici militare la Mare Jonio come una nave fuori legge e da ostacolare per impedire che possa condurre la sua attività illecita.  

La prima missione della Mare Jonio dovrebbe essere quella di avvicinare un barcone con venti persone a bordo che nelle scorse ore ha inviato alle autorità competenti una richiesta di aiuto. L’imbarcazione ha ricevuto una diffida dal salvataggio in mare ma, come spiegato dai vertici, non cesserà la sua attività di ricerca e soccorso al largo delle coste libiche, sfidando apertamente le direttive di Matteo Salvini.

C’è anche la Chiesa cattolica a bordo della nave italiana che salva i migranti. Sulla Mare Jonio, infatti, si è imbarcato don Mattia Ferrari, giovane vicario parrocchiale di Nonantola, nella diocesi di Modena. Venticinque anni, il seminario iniziato subito dopo il diploma al liceo classico, la prima messa un anno fa: un prete tra mangiapreti, a voler sintetizzare. “In effetti qui sono tutti atei e agnostici”, dice don Mattia, sorridendo. “Ma c’è un bel clima di fratellanza, i ragazzi di Mediterranea hanno un gran rispetto per Papa Francesco. E un fatto è certo: il Vangelo, oggi, passa anche dal Mediterraneo”.

 Il vecchio rimorchiatore noleggiato e riadattato per il salvataggio dei naufraghi è attraccato al molo di Marsala e sta aspettando condizioni di mare favorevoli per tornare nella zona Search and Rescue della Libia: un’area assai sguarnita già prima della guerra civile, ma che ora è praticamente deserta perché le motovedette della guardia costiera libica sono bloccate al porto di Tripoli.

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