L’inaugurazione del Museo civico archeologico di Mentana e dell’agro nomentano, aperto lo scorso 7 novembre nella cd. Galleria Borghese, ha quasi incidentalmente portato all’attenzione generale anche un’altra notizia: l’ennesima ‘scomparsa’, e la vicenda ha del paradossale, dell’epigrafe che nel 136 d.C. attesta per la prima volta l’esistenza di Nomentum e la gratitudine degli abitanti per il contributo dato al restauro dei suoi templi dall’imperatore Adriano. Le traversie di questo marmo inscritto sembrano frutto della penna di un romanziere: trafugato da Villa Dominedò ma proveniente dalla piccola valle del Romitorio, dunque dal foro della città romana, situata sotto l’odierna frazione Casali, dove Domenico Facenna scavò nel 1949, era stato meritoriamente recuperato il 18 settembre1996 dai Carabinieri del TPC, allora guidati dal gen. Roberto Conforti. La lastra, ricomposta (parzialmente) dai superstiti dieci frammenti grazie al restauro condotto nel laboratorio della Soprintendenza Archeologica del Lazio a Villa Adriana, fu poi consegnata provvisoriamente al Sindaco di Mentana, quindi, per garantirne la sicurezza, venne trasferita prima nel museo territoriale di Monterotondo e poi di nuovo a Tivoli, nei magazzini del santuario di Ercole Vincitore. Dopodiché, “che vi sia ciascun lo dice; dove sia nessun lo sa”. Se la recentissima apertura di un museo archeologico a Mentana, benché l’iniziativa sia stata assunta dal locale Archeoclub e dall’assessorato al ramo in sinergia con la Soprintendenza ABAP competente, non è stata sufficiente a far riapparire la tormentata epigrafe, ciò autorizza, in effetti, a nutrire qualche perplessità, se non proprio qualche preoccupazione, per la sorte di quella importante testimonianza delle origini della cittadina laziale più nota per la celebre sconfitta garibaldina del 1867. O forse, e peggio mi sentirei se così fosse, l’ingombrante assenza potrebbe essere frutto di una triste bega di condominio: poiché Villa Adriana e Villa d’Este sono frattanto entrate del sistema dei Musei nazionali dotati dal MiBACT di autonomia speciale, e sono trascorsi oltre dieci anni dal recupero del manufatto, la titolarità della valutazione spetta, oggi, non più all’ufficio territoriale di tutela ma al direttore di quell’Istituto, dott. Bruciati, e alla Direzione generale Musei recentemente assunta dal prof. Osanna. Per trasparenza e rispetto della comunità mentanese, l’Amministrazione dei Beni Culturali dovrebbe spiegare ai cittadini come stiano realmente le cose. Al netto di qualsiasi decisione, infatti, la comunità di Mentana, dove la speculazione edilizia minaccia giornalmente il sito dell’antica Nomentum, potrebbe ragionevolmente chiedere di esporre almeno una copia dell’epigrafe originale, per alimentare negli abitanti la coscienza delle proprie radici e il legame identitario con il territorio.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)