Faccio eco all’appello lanciato dalla sezione Sud Salento di Italia Nostra (e in verità non è la prima volta), perché le autorità preposte intervengano a scongiurare la rovina definitiva della chiesa medievale nota con il titolo di San Pietro dei Samari, dal nome del vicino fosso, situata nelle campagne a Sud di Gallipoli (LE). L’inerzia del Ministero e degli Enti locali non è giustificata dal fatto che il monumento, di notevole valenza storica e architettonica, non sia stato finora acquisito al patrimonio pubblico, cosa che certamente avrebbe facilitato il reperimento delle risorse necessarie ad un intervento di restauro e recupero. Lo Stato, però, può e deve sostituirsi alla Proprietà se quella, come nel caso di specie, dopo che nel 2009 fece posizionare una ragnatela di tubi innocenti intorno alle pareti esterne incrinate e la copertura del solaio (oggi semidiroccati anch’essi), fa orecchie da mercante, ed eseguire le opere necessarie a garantire la tutela dell’edificio, per poi rivalersi nei confronti dell’inadempiente. Perdere questa importante testimonianza della storia di Gallipoli e del Salento per negligenza o peggio indifferenza sarebbe un delitto. Bene ha fatto l’Associazione a suonare di nuovo l’allarme, prima che i danni raggiungano una tale gravità da rendere il recupero impossibile tecnicamente o troppo oneroso provvedervi. Un sopralluogo della competente Soprintendenza, come correttamente richiesto, è il primo di una serie di passi da compiere senza perdere tempo e facendo ogni sforzo per coinvolgere nel recupero la comunità locale, responsabilizzandola nei confronti della propria storia.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)