Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura) – La Corte dei Conti si pronuncia sulla gestione di Ales e del Ministro Franceschini

La convenzione stipulata a dicembre 2021 dal museo statale autonomo “Vittoriano e Palazzo Venezia” con Ales Spa, la società in house del Ministero della cultura, sembra dimostrare che quest’ultimo agisce ormai fuori dal dettato costituzionale e che la lunga gestione Franceschini gli è stata fatale. Lo attesta la Corte dei conti, pur con toni pacati e mantenendo l’aplomb istituzionale che le è proprio. È stata depositata oggi, perciò, una interrogazione a mia prima firma che contesta al Ministro la responsabilità politica (e ne sollecita le dimissioni) del fatto che la deliberazione n. 22/2022 del 23 febbraio u.s. ammette a visto e registra quel contratto solo perché tiene conto “delle esigenze di interesse pubblico, di ordine sociale e culturale, legate alla continuità amministrativa delle attività dell’Istituto e del Ministero nel suo complesso” (p. 11). Il Vittoriano e il Ministero stesso andrebbero altrimenti fermati, nelle more di una profonda riforma.

In estrema sintesi, ma il documento a firma del Presidente della Sezione Regionale di Controllo per il Lazio, Antonio Mezzera, e del magistrato estensore, Ottavio Caleo, è ricchissimo di contestazioni di inaudita gravità, l’uso che il Ministero della Cultura fa delle esternalizzazioni è scorretto, e non solo nel caso del Vittoriano. Ormai da tempo, infatti, non riceve da Ales un mero supporto tecnico, amministrativo e contabile a carattere eccezionale e temporaneo ma, per il tramite di quella, di fatto supplisce alle funzioni del personale interno insufficiente (mancano 8000 unità su 19.000), le cui procedure di assunzione ex art. 97, comma 4 Cost. sono, non a caso, molto lente e sottostimano il reale fabbisogno. Alla società in house del Ministero della cultura, a differenza delle omologhe degli altri dicasteri, in violazione degli articoli 3 e 41 Cost., è inoltre consentito sottrarsi alla valutazione comparativa dell’offerta economica prevista dal “Codice dei contratti pubblici”, il che produce una distorsione del mercato.

Non esita, perciò, la Corte, a definire “un regime irragionevole di favore” quello instaurato nei confronti di Ales S.p.A, e deplora “l’attribuzione diretta, alla stessa società…di specifici contributi per gli anni dal 2019 al 2025”, con riferimento alla previsione d’impiego di personale Ales per i 7 anni indicati e addirittura sine die. Il costo medio annuo di un lavoratore fornito da Ales, nel caso dei 16 richiesti per il Vittoriano, è risultato superiore a 66.000 euro, contro i quasi 35.000 della fascia economica più alta (F7) dell’Area III dei dipendenti ministeriali con compiti assimilabili, mentre la più bassa (F1) supera appena i 23.000 euro. Né il Ministero ha chiarito, pur rivendicando come dirimente l’alta specializzazione dei 16 lavoratori Ales, quanto dei 66.000 euro riceva ciascuno di loro. Oltre al depauperamento continuo delle competenze tecniche del personale ministeriale, anche la disparità di trattamento economico e normativo per figure pressoché coincidenti preoccupa la Corte. Grazie ad essa, però, il tappeto è stato sollevato e l’enorme cumulo di polvere a stento nascosto al di sotto è ormai in piena luce. Ci saranno conseguenze? Difficile a dirsi ma è impossibile, a questo punto, non leggere il passaggio del Capo di Gabinetto del ministro Franceschini alla presidenza della Lega calcio Serie A, annunciato l’11 marzo, come l’avvio di quell’abbandono della nave che il ‘comandante’, a dispetto della sua apparente immobilità da sfinge, ha evidentemente già dichiarato, dopo avere, con lenta e scientifica costanza (per molti anni e con tre diversi governi), allagato la stiva fino a rendere inevitabile l’affondamento del natante… un attimo dopo la sua uscita di scena. Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura

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