Margherita Corrado tra Corte dei Conti e Franceschini

Il sensazionalismo archeologico ad orologeria (leggi thermopolium di Pompei) non può nascondere la realtà: ora è certificato anche dalla Corte dei Conti che il Ministero di Franceschini non solo ignora cosa sia la TUTELA ma spende malissimo i pochi fondi che il bilancio statale le riserva, incapace com’è di uscire dalla logica dell’emergenza per passare a quella più adulta e razionale della programmazione (soprattutto crono-programmazione), che deve essere accompagnata da verifiche e monitoraggio delle opere eseguite. Sul sito istituzionale della Corte si può leggere la Deliberazione n. 15/2020/G dell’11 dicembre u.s., con cui la sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato approva l’analisi condotta sul “Fondo per la Tutela del patrimonio Culturale”, attivo dal 2015, esaminando le leggi di tutela e le risorse finanziarie (nazionali ed europee) impegnate dallo Stato al riguardo. Al netto del generoso tentativo, nella nota stampa diffusa dalla Corte il 22 dicembre, di offrire un alibi agli attuali responsabili imputando “il carattere esclusivamente manutentivo dei beni culturali” alla scarsità delle risorse, come se intervenire su tale penuria fosse fuori dalla portata dell’esecutivo, le criticità riscontrate sono le stesse che da sempre affliggono il MiBAC(T) a gestione Franceschini, criticità che si sublimano in una sola contestazione: mancanza di trasparenza. In extremis, forse per tentare di parare il colpo di cui aveva già sentore, il Ministro ha inserito nel Decreto Agosto un fondo, con dotazione di 10 milioni di euro per il 2020, finalizzato a tutelare, conservare e restaurare il patrimonio immobiliare pubblico con valenza storica e artistica. Al contempo, però, sempre in ottobre, con l’approvazione della legge 128/2020, ben 30 milioni delle risorse iscritte nella missione “Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici”, cod. 1.9 “Tutela del patrimonio culturale”, sono state destinate alla “Promozione della fruizione del patrimonio culturale”, cioè ad incrementare il massimale di spesa del cosiddetto bonus cultura, già fissato a 190 milioni, mentre le cifre relative alle altre voci, quelle della vera tutela, sono state ridotte. Restando in tema, nel parere reso al MiBACT il 17 dicembre u.s. dal Consiglio di Stato sullo schema di Regolamento sull’utilizzo della Carta elettronica per i neo-diciottenni si sollecita il dicastero ad attivarsi per verificare e monitorare – ci risiamo! – gli effetti di tale misura sull’incremento dei ‘consumi’ di prodotti culturali presso i giovani rispetto agli anni precedenti, dal momento che è stata reiterata per la 5a volta. Si richiama, cioè, il decisore politico ad una valutazione basata su dati oggettivi, che non guardi alla 18app acriticamente, come ad un provvedimento di bandiera; si reitera, inoltre, l’invito finora disatteso a “valutare il rischio di uso abusivo e fraudolento della carta”, sollecitandolo ad “approfondire gli eventuali strumenti di contrasto di utilizzi contra legem”. In definitiva, sia l’analisi della Corte dei Conti, la stessa che all’inizio di ottobre ha ammesso alla registrazione la nomina del neo Direttore generale Musei accompagnandola con un’epocale reprimenda (finalmente pubblicata nella sezione Amministrazione Trasparente del portale del MiBACT), sia il parere del Consiglio di Stato sul bonus cultura attestano il FALLIMENTO di quella sgangherata macchina teatrale che ogni giorno, al Collegio Romano, mette in scena lo spettacolo di un altissimo incarico istituzionale gestito sopratutto nell’interesse delle lobbies di settore e della pletora di cortigiani (sedicenti vivi e revenants) orbitanti intorno ad un titolare del dicastero perennemente concentrato nel tentativo di dare la scalata al Quirinale.

Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura) 

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