La premier Giorgia Meloni, nel giorno del 31° anniversario dalla strage di Via D’Amelio in cui sono stati uccisi dalla mafia Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta, ha scaricato Marina Berlusconi dopo le accuse ai giudici attraverso una lettera inviata al Giornale, in cui aveva difeso a spada tratta la memoria del padre, a suo dire “perseguitato dai pm” anche dopo la morte.
La primogenita del Cavaliere, nei giorni scorsi, ha scritto una lettera al Giornale accusando i pm di Firenze di perseguitare il padre, Silvio Berlusconi, anche dopo la morte.
“Non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione, nel senso che non è un soggetto politico”, ha dichiarato la premier.
Di fatto, evitando di commentare la sua lettera contro i magistrati e i presunti legami di Berlusconi con la mafia, proprio nel giorno in cui se ne commemora uno ucciso proprio da Cosa Nostra.
Dichiarazioni che sembrano dunque escludere l’influenza di Marina Berlusconi in Forza Italia, almeno agli occhi della premier.
La lettera di Marina Berlusconi
Con una lettera pubblicata dal Giornale lunedì 17 luglio, Marina Berlusconi ha difeso il padre Silvio dalla nuova inchiesta della Procura di Firenze sui mandanti delle stragi del 1993: “Caro direttore, ma la guerra dei trent’anni non doveva finire con Silvio Berlusconi? Dopo di lui, il tema giustizia non doveva tornare nei binari della normalità? No, purtroppo non è così, ha aspettato giusto un mese dalla sua scomparsa, la Procura di Firenze, per riprendere imperterrita la caccia a Berlusconi, con l’accusa più delirante, quella di mafiosità. Mentre nel Paese il conflitto tra magistratura e politica è più vivo e violento che mai”.
Una missiva probabilmente nata dalla notizia dell’indagine della Procura di Firenze sui mandanti delle stragi mafiose del 1993, con Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi e i fratelli Graviano finiti nuovamente sotto la lente dei pm con l’ipotesi di concorso in strage per gli attentati di Cosa Nostra.
Il filone di indagine sulla stagione stragista di Cosa Nostra va avanti da quasi trent’anni, e già in due occasioni sia la posizione di Berlusconi che quella di Dell’Utri sono state archiviate. La nuova indagine difatti nasce da una dichiarazione di uno dei fratelli Graviano, Giuseppe, che in più occasioni aveva raccontato di un legame tra Berlusconi e Cosa Nostra.
Affermazioni che vanno sicuramente vagliate, ma che per la figlia del Cavaliere non sono altro che espressione della “persecuzione di cui mio padre è stato vittima, e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa”, dimostrando, a suo dire, “molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta”.
Per Marina Berlusconi l’obiettivo delle indagini non è la ricerca della verità, ma il tentativo di una “sia pur piccola parte” della magistratura di “trasformarsi in casta intoccabile e soggetto politico, teso solo a infangare gli avversari, veri o presunti. È così che certi pubblici ministeri invertono totalmente il percorso che la ricerca della verità dovrebbe seguire”.
E dopo aver affermato che i pm “adattano la realtà dei fatti, anche stravolgendola, per dimostrare la fondatezza del teorema”, lamentando anche la pubblicazione delle carte dell’accusa da parte degli “organi di informazione amici”, Marina Berlusconi definisce questa nuova indagine come una “condanna a un ‘fine pena mai’ anche senza una prova, anche senza una sentenza, anche dopo la vita stessa”.
E a riprova di ciò, la primogenita del Cavaliere ha portato come esempio i conti della Fininvest, “passati per anni al setaccio senza risultato”. Nonostante ciò, “ci sono ancora pm e giornalisti che insistono nella tesi, assurda, illogica, molto più che infamante, secondo cui mio padre sarebbe il mandante delle stragi mafiose del 1993-94”.
Una tesi secondo la quale la stagione stragista sarebbe servita per spianare la strada alla discesa in politica di Berlusconi nel 1994, alla quale Marina Berlusconi risponde con una domanda: “È credibile, poi, che abbia costruito una delle principali imprese del Paese utilizzando capitali mafiosi?”. Ed è proprio quello che una parte di magistratura, da trent’anni, sta cercando di chiarire.
La reazione di Tajani
Sulla lettera di Marina Berlusconi è intervenuto anche, parlando a Sky Start, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, nuovo segretario pro-tempore di Forza Italia: “Marina Berlusconi fa bene a difendere la memoria di suo padre, è un accanimento tornare a dire sempre le stesse cose su mafia e collusioni”.
Tajani ha poi aggiunto che “strumentalizzare significa fare il gioco della mafia, cercare di indebolire un asse coeso contro la mafia. Nei gruppi parlamentari di Forza Italia ci sono due figlie di vittime della mafia: Rita Dalla Chiesa e Caterina Chinnici”, concludendo poi il suo intervento con un messaggio inequivocabile: “La mafia ci fa schifo”.