“La ripartizione degli appalti e’ stata effettuata scientificamente, in modo tale che il totale degli importi relativi alle gare venisse equamente diviso fra gli associati che giungevano a tali accordi nell’ambito di incontri che si tenevano in luoghi da loro ritenuti sicuri”. Lo sottolinea la Guardia di finanza di Taranto illustrando i dettagli dell’indagine che ha portato all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di 12 persone (due ufficiali, due dipendenti civili e imprenditori) nell’ambito di una indagine sull’aggiudicazione degli appalti relativi ai lavori di ammodernamento e riparazione di unita’ navali in dotazione alla Marina Militare di Taranto. Gli investigatori parlano di un “gruppo d’affari” che si avvaleva della “connivenza” di un ufficiale della Marina Militare in servizio presso l’Arsenale di Taranto che “veniva informato, puntualmente, sia dei nominativi delle imprese partecipanti alle varie gare, nonche’ del nome del vincitore concordato”.
Gli indagati, sempre secondo l’accusa, disponevano anche della complicita’ di un dipendente civile dell’Arsenale, in servizio nell’ufficio amministrativo, il quale, a fronte del pagamento di una tangente, comunicava il dettaglio dei bandi di gara in anticipo rispetto alla data di pubblicazione, consentendo agli stessi di avere un ampio margine di tempo per accordarsi. “Il disegno criminoso ideato”, aggiungono le Fiamme Gialle, ha trovato “un’altra modalita’ realizzativa attraverso la corruzione di un ufficiale in servizio presso l’ufficio Servizio efficienza navi, il quale, per far ottenere agli imprenditori l’affidamento di lavori necessari alla Stazione Navale della Marina Militare di Taranto, ha richiesto ed ottenuto in cambio utilita’ consistite in elettrodomestici, mobili e lavori di ristrutturazione di un’abitazione di sua proprieta’”. Infine, uno degli imprenditori, per risparmiare sulle spese dei materiali, avrebbe corrotto in piu’ occasioni un responsabile dei magazzini all’interno dell’Arsenale, che permetteva a un dipendente incaricato dallo stesso imprenditore di prelevare illecitamente beni di proprieta’ della Forza Armata utilizzati per le lavorazioni a bordo delle unita’ navali e fatturati come forniti dalla societa’ incaricata di effettuare i lavori.