Marine Le Pen, che ha vinto, vuole governare, mentre arrivano alleati repubblicani

«Involuzione francese», titola Repubblica per la maggioranza data  a Marine Le Pen, che denota  la convergenza delle forze di centrodestra. In giornata è poi deflagrata la guerra interna ai Républicains sull’alleanza col Rassemblement National, ma per il quotidiano la morale era chiara: hanno «distrutto il sogno di De Gaulle». L’allarme a Bruxelles è già scattato: il trionfo lepenista e il possibile bis alle imminenti legislative comportano seriamente ‘il rischio paralisi in Europa’.

Per questo s’invoca la composizione in fretta e furia di un governo europeo prima del nuovo voto d’Oltralpe, attorno alla maggioranza Ursula. Repubblica accusa Giorgia Meloni di tramare nell’ombra per ottenere «un patto segreto con Marine». Pare  che la premier «abbia avuto almeno un contatto con Le Pen».  

«Il fronte delle destre» presente a tutta pagina anche su La Stampa, dove il quotidiano torinese avverte che , «la vittoria lepenista spaventa i francesi». Devono essere dei francesi nuovi rispetto a quelli del giorno prima, che avevano conferito al Rassemblement il 32% dei consensi, facendogli più che doppiare il partito di Macron. Non si tiene del tutto fuori dalla competizione nemmeno il Corriere, che parla del  «senso di disincanto che spinge il non voto». Non vince la destra ma ‘il disincanto’.

Marine Le Pen ha promesso un ”governo di unione nazionale”, in caso di vittoria del Rassemblement National alle elezioni politiche anticipate del 30 giugno e del 7 luglio, evocando ”una grande speranza per decine di milioni di francesi”.

”Il vero tema” delle elezioni politiche anticipate francesi è la lotta contro ”una estrema sinistra radicale e violenta che oltraggia le libertà individuali e pubbliche”, ha detto Le Pen, tuonando contro ”tutte le idee folli e gli eccessi che caratterizzano” i suoi oppositori della gauche. ”E’ il vero tema di questa elezione”, ha puntualizzato Le Pen, che ha ceduto le redini del partito al suo delfino di origini italiane, Jordan Bardella.

L’esponente del Rassemblement National ha chiesto poi ”una grande commissione di verifica dei conti della nazione”, sostenendo che ”la situazione non è una fatalità, ma la conseguenza di scelte politiche che sono state fatte da una trentina di anni”.

Le Pen ha anche criticato gli attacchi contro Eric Ciotti, il presidente espulso dai Républicains dopo aver aperto ad un accordo con l’estrema destra. ‘Insulti degni dell’estrema sinistra”, ha attaccato Le Pen, secondo cui i deputati repubblicani uscenti hanno subito una forte ”pressione” per non allearsi ai lepenisti. ”Passeranno da deputati uscenti a deputati usciti”, ha poi ironizzato mentre il suo partito continua a volare nei sondaggi in vista delle elezioni politiche anticipate. Ha inoltre sottolineato che la parte a suo avviso “isterica dei Républicains (quella che ha escluso Ciotti,ndr) non ha rispettato lo Stato di diritto”. Ed ha promesso che una volta al potere, il Rassemblement National ”rispetterà la costituzione”.

Una nuova riunione dell’ufficio politico dei Républicains, riunito in videoconferenza, ha convalidato intanto l’espulsione del presidente del partito, Eric Ciotti, qualche ora prima che il tribunale di Parigi esamini la decisione, contro la quale lo stesso Ciotti ha presentato un ricorso. Anche questa nuova riunione, come la prima, destinata ad espellere Ciotti dal partito per l’apertura ad un accordo con l’estrema destra, è stata contestata dal controverso leader.

“Tutto ciò sta diventando una farsa”, ha commentato Ciotti, intervistato da Les Grandes Gueules di RMC, aggiungendo che anche questa ”seconda esclusione” è ”illegale almeno quanto la prima”. Il deputato delle Alpi Marittime, noto per la sua posizione di fermezza contro i migranti e i respingimenti al confine con l’Italia, ha attaccato, in particolare, il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ”sempre più ridicolo nei suoi eccessi”.

”E’ lui ad essere una vergogna per la città attraverso i suoi atteggiamenti, lo spreco di denaro, i nizzardi non ne possono più della sua politica”. In un messaggio pubblicato su X, Estrosi aveva duramente attaccato Ciotti dicendo: ”Sei la vergogna della nostra città”. Ex repubblicano, Estrosi è passato nel partito Horizon che sostiene la maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron. E’ ”un traditore”, tuona adesso Ciotti, assicurando che a lui di Estrosi ”importa poco, verrà sconfitto a Nizza, ne sono convinto”.

Éric Ciotti, che è presidente di Les Republicains dall’11 dicembre 2022 e si considera ancora tale, contesterà nell’udienza pubblica la sua esclusione decisa dall’ufficio politico del suo partito.  Intanto Ciotti è andato regolarmente al lavoro nel suo ufficio nel quartiere generale dei Republicains, dopo aver visto a pranzo il presidente del Rn Jordan Bardella. Su X il deputato dei Republicains, infatti, ha postato una foto con il commento “Al lavoro per la Francia” e un video che lo ritrae nel suo ufficio nella sede di Les Républicains, solo, seduto alla sua scrivania. In giornata è emersa anche la notizia di un pranzo con Bardella, rispetto al quale però non sono emersi dettagli.

Dunque, sebbene la classe dirigente dei Republicans oggi abbia tenuto una riunione dell’ufficio politico “per convalidare” l’esclusione di Ciotti, il presidente è deciso ad andare avanti. “Abbiamo raccolto in larga misura più di un quarto delle firme dei consiglieri nazionali di LR che coprono il territorio nazionale, dimostrando che i dirigenti, gli attivisti e gli iscritti non sostengono un accordo con il Rassemblement National (RN)”, ha dichiarato il partito, aggiungendo che “la fine è vicina” per Eric Ciotti. Si tratta di “una nuova procedura totalmente illegale”, ha replicato Ciotti, che ieri ha lanciato una petizione tra i militanti repubblicani per chiedere quanti fossero d’accordo con la sua scelta di appoggiare una coalizione di destra con il Rn, raccogliendo già 60mila firme.

Ciotti vuole diventare sindaco di Nizza, città in cui il Rassemblement National ha ottenuto il 32% dei voti alle elezioni europee, Marion Maréchal poco più del 9% e i Repubblicani poco meno del 9%. Se vuole conquistare Nizza, deve allearsi con il partito dominante, il Rassemblement National.

Alta tensione anche sul fronte opposto dove il leader socialista Raphael Glucksmann, che alle europee ha rilanciato il partito con il suo movimento Place Publique arrivando terzo dietro l’estrema destra di Marine Le Pen e Renaissance di Emmanuel Macron, ha annunciato a France Inter di sostenere “l’unione della sinistra”, ma ha attaccato duramente il presidente Macron, colpevole di avere “aperto la strada all’estrema destra”.

“Per me – ha detto Glucksmann – l’unica cosa che conta è che il Rassemblement National (RN) non vinca queste elezioni e non governi questo Paese. L’unico modo di farlo è che ci sia un’unione di sinistra”. Glucksmann afferma che “Jean-Luc Mélenchon non sarà il candidato premier della sinistra”, che ha bisogno al contrario “di una figura consensuale e non divisiva” e spiega le garanzie che “ottenuto” dalle forze che fanno parte della coalizione e in particolare da La France Insoumise, i radicali di sinistra di Mélenchon:  “E’ stata dura, è stato un rapporto di forze ideologico”, ha detto, enumerando poi alcune delle condizioni che aveva posto e che sono state soddisfatte: “un impegno estremamente chiaro sulle forniture di armi all’Ucraina, sulle frontiere dell’Ucraina, sul sostegno irriducibile alla resistenza ucraina, sul sostegno alla costruzione europea. E che gli attacchi del 7 ottobre siano definiti massacri terroristici e chiaramente ‘terroristici’, un impegno chiaro nella lotta contro l’antisemitismo, nella lotta contro lo svilimento del dibattito pubblico”.

Il leader socialista ha quindi attaccato frontalmente Macron  per “lo sbaglio enorme” di aver “sprofondato la Francia nel caos” convocando legislative anticipate. “La verità – ha detto – è che lui ha aperto la strada del potere, nel nostro paese, all’estrema destra. Questo presidente – ha aggiunto – gioca con le istituzioni come si gioca a poker”.

«Involuzione francese», titola Repubblica per la maggioranza data  a Marine Le Pen, che denota  la convergenza delle forze di centrodestra. In giornata è poi deflagrata la guerra interna ai Républicains sull’alleanza col Rassemblement National, ma per il quotidiano la morale era chiara: hanno «distrutto il sogno di De Gaulle». L’allarme a Bruxelles è già scattato: il trionfo lepenista e il possibile bis alle imminenti legislative comportano seriamente ‘il rischio paralisi in Europa’.

Per questo s’invoca la composizione in fretta e furia di un governo europeo prima del nuovo voto d’Oltralpe, attorno alla maggioranza Ursula. Repubblica accusa Giorgia Meloni di tramare nell’ombra per ottenere «un patto segreto con Marine». Pare  che la premier «abbia avuto almeno un contatto con Le Pen».  

«Il fronte delle destre» presente a tutta pagina anche su La Stampa, dove il quotidiano torinese avverte che , «la vittoria lepenista spaventa i francesi». Devono essere dei francesi nuovi rispetto a quelli del giorno prima, che avevano conferito al Rassemblement il 32% dei consensi, facendogli più che doppiare il partito di Macron. Non si tiene del tutto fuori dalla competizione nemmeno il Corriere, che parla del  «senso di disincanto che spinge il non voto». Non vince la destra ma ‘il disincanto’.

Marine Le Pen ha promesso un ”governo di unione nazionale”, in caso di vittoria del Rassemblement National alle elezioni politiche anticipate del 30 giugno e del 7 luglio, evocando ”una grande speranza per decine di milioni di francesi”.

”Il vero tema” delle elezioni politiche anticipate francesi è la lotta contro ”una estrema sinistra radicale e violenta che oltraggia le libertà individuali e pubbliche”, ha detto Le Pen, tuonando contro ”tutte le idee folli e gli eccessi che caratterizzano” i suoi oppositori della gauche. ”E’ il vero tema di questa elezione”, ha puntualizzato Le Pen, che ha ceduto le redini del partito al suo delfino di origini italiane, Jordan Bardella.

L’esponente del Rassemblement National ha chiesto poi ”una grande commissione di verifica dei conti della nazione”, sostenendo che ”la situazione non è una fatalità, ma la conseguenza di scelte politiche che sono state fatte da una trentina di anni”.

Le Pen ha anche criticato gli attacchi contro Eric Ciotti, il presidente espulso dai Républicains dopo aver aperto ad un accordo con l’estrema destra. ‘Insulti degni dell’estrema sinistra”, ha attaccato Le Pen, secondo cui i deputati repubblicani uscenti hanno subito una forte ”pressione” per non allearsi ai lepenisti. ”Passeranno da deputati uscenti a deputati usciti”, ha poi ironizzato mentre il suo partito continua a volare nei sondaggi in vista delle elezioni politiche anticipate. Ha inoltre sottolineato che la parte a suo avviso “isterica dei Républicains (quella che ha escluso Ciotti,ndr) non ha rispettato lo Stato di diritto”. Ed ha promesso che una volta al potere, il Rassemblement National ”rispetterà la costituzione”.

Una nuova riunione dell’ufficio politico dei Républicains, riunito in videoconferenza, ha convalidato intanto l’espulsione del presidente del partito, Eric Ciotti, qualche ora prima che il tribunale di Parigi esamini la decisione, contro la quale lo stesso Ciotti ha presentato un ricorso. Anche questa nuova riunione, come la prima, destinata ad espellere Ciotti dal partito per l’apertura ad un accordo con l’estrema destra, è stata contestata dal controverso leader.

 

“Tutto ciò sta diventando una farsa”, ha commentato Ciotti, intervistato da Les Grandes Gueules di RMC, aggiungendo che anche questa ”seconda esclusione” è ”illegale almeno quanto la prima”. Il deputato delle Alpi Marittime, noto per la sua posizione di fermezza contro i migranti e i respingimenti al confine con l’Italia, ha attaccato, in particolare, il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ”sempre più ridicolo nei suoi eccessi”.

”E’ lui ad essere una vergogna per la città attraverso i suoi atteggiamenti, lo spreco di denaro, i nizzardi non ne possono più della sua politica”. In un messaggio pubblicato su X, Estrosi aveva duramente attaccato Ciotti dicendo: ”Sei la vergogna della nostra città”. Ex repubblicano, Estrosi è passato nel partito Horizon che sostiene la maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron. E’ ”un traditore”, tuona adesso Ciotti, assicurando che a lui di Estrosi ”importa poco, verrà sconfitto a Nizza, ne sono convinto”.

Éric Ciotti, che è presidente di Les Republicains dall’11 dicembre 2022 e si considera ancora tale, contesterà nell’udienza pubblica la sua esclusione decisa dall’ufficio politico del suo partito.  Intanto Ciotti è andato regolarmente al lavoro nel suo ufficio nel quartiere generale dei Republicains, dopo aver visto a pranzo il presidente del Rn Jordan Bardella. Su X il deputato dei Republicains, infatti, ha postato una foto con il commento “Al lavoro per la Francia” e un video che lo ritrae nel suo ufficio nella sede di Les Républicains, solo, seduto alla sua scrivania. In giornata è emersa anche la notizia di un pranzo con Bardella, rispetto al quale però non sono emersi dettagli.

Dunque, sebbene la classe dirigente dei Republicans oggi abbia tenuto una riunione dell’ufficio politico “per convalidare” l’esclusione di Ciotti, il presidente è deciso ad andare avanti. “Abbiamo raccolto in larga misura più di un quarto delle firme dei consiglieri nazionali di LR che coprono il territorio nazionale, dimostrando che i dirigenti, gli attivisti e gli iscritti non sostengono un accordo con il Rassemblement National (RN)”, ha dichiarato il partito, aggiungendo che “la fine è vicina” per Eric Ciotti. Si tratta di “una nuova procedura totalmente illegale”, ha replicato Ciotti, che ieri ha lanciato una petizione tra i militanti repubblicani per chiedere quanti fossero d’accordo con la sua scelta di appoggiare una coalizione di destra con il Rn, raccogliendo già 60mila firme.

Ciotti vuole diventare sindaco di Nizza, città in cui il Rassemblement National ha ottenuto il 32% dei voti alle elezioni europee, Marion Maréchal poco più del 9% e i Repubblicani poco meno del 9%. Se vuole conquistare Nizza, deve allearsi con il partito dominante, il Rassemblement National.

Alta tensione anche sul fronte opposto dove il leader socialista Raphael Glucksmann, che alle europee ha rilanciato il partito con il suo movimento Place Publique arrivando terzo dietro l’estrema destra di Marine Le Pen e Renaissance di Emmanuel Macron, ha annunciato a France Inter di sostenere “l’unione della sinistra”, ma ha attaccato duramente il presidente Macron, colpevole di avere “aperto la strada all’estrema destra”.

“Per me – ha detto Glucksmann – l’unica cosa che conta è che il Rassemblement National (RN) non vinca queste elezioni e non governi questo Paese. L’unico modo di farlo è che ci sia un’unione di sinistra”. Glucksmann afferma che “Jean-Luc Mélenchon non sarà il candidato premier della sinistra”, che ha bisogno al contrario “di una figura consensuale e non divisiva” e spiega le garanzie che “ottenuto” dalle forze che fanno parte della coalizione e in particolare da La France Insoumise, i radicali di sinistra di Mélenchon:  “E’ stata dura, è stato un rapporto di forze ideologico”, ha detto, enumerando poi alcune delle condizioni che aveva posto e che sono state soddisfatte: “un impegno estremamente chiaro sulle forniture di armi all’Ucraina, sulle frontiere dell’Ucraina, sul sostegno irriducibile alla resistenza ucraina, sul sostegno alla costruzione europea. E che gli attacchi del 7 ottobre siano definiti massacri terroristici e chiaramente ‘terroristici’, un impegno chiaro nella lotta contro l’antisemitismo, nella lotta contro lo svilimento del dibattito pubblico”.

Il leader socialista ha quindi attaccato frontalmente Macron  per “lo sbaglio enorme” di aver “sprofondato la Francia nel caos” convocando legislative anticipate. “La verità – ha detto – è che lui ha aperto la strada del potere, nel nostro paese, all’estrema destra. Questo presidente – ha aggiunto – gioca con le istituzioni come si gioca a poker”.

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