Marine Le Pen ha lanciato a Lione la sua corsa per l’Eliseo. Forte dei sondaggi favorevoli, la leader del Front National nel suo programma mette la Francia al primo posto. Tanti i temi in comune con Trump, come ‘l’immigrazione di massa’, la globalizzazione e il ‘fondamentalismo islamico’, con una Francia che ‘non deve niente a nessuno’. Un manifesto che ricalca gli obiettivi del presidente Usa. Su un punto in particolare la Le Pen è irremovibile: in caso di vittoria alle presidenziali francesi chiederà un referendum sulla permanenza della Francia nell’Unione europea entro sei mesi: ‘Non vogliamo vivere sotto la tirrania dell’Europa se i paesi dell’Unione europea non accetteranno una riforma su vasta scala, chiederemo un referendum sull’uscita dall’Unione entro sei mesi’. Anche sul fronte dell’immigrazione Marine non intende fare nessun passo indietro e nessun compromesso: chi è venuto in Francia è per trovare la Francia non per trasformare il nostro paese nel loro paese d’origine. Se volevano trovare casa loro bastava che restassero a casa loro: ‘Difendo i caposaldi della nostra società contro chi ha scelto la mondializzazione senza regole e l’immigrazione di massa. Non vogliamo vivere sotto il giogo o le minacce del fondamentalismo islamico. La Francia è un atto d’amore e questo amore ha un nome: patriottismo. Voi avete il diritto di amare il vostro paese, è tempo di far rivivere il sentimento nazionale’. La Le Pen ha ribadito che in caso di vittoria la Francia è pronta anche a lasciare il comando integrato della Nato e costruire un suo sistema autonomo di difesa. ‘L’impossibile è possibile’, ha scandito la leader del Fn di fronte ai suoi 4mila sostenitori citando gli esempi di ‘Brexit’ e della vittoria di Trump alle elezioni americane. Resta il fatto che la ‘Frexit’ è l’arma più potente in mano alla capa indiscussa dell’ultradestra ed è l’arma che preoccupa le cancellerie europee. Il duello del 23 aprile al primo turno, ed il secondo il 7 maggio, la vede favorita. In effetti la Francia si divide, i candidati all’Eliseo propongono le loro soluzioni e le bandiere sventolano in contemporanea. E se sabato era stato il turno di Emmanuel Macron, ex socialista ora deciso a declinare un liberalismo ‘né di destra né di sinistra’, è toccato al ‘ciclone’ Marine Le Pen, al ‘socialista utopico’ Benoît Hamon e al campione della sinistra-sinistra Jean-Luc Mélenchon. La leader del Front National presenta il suo programma in 144 punti. Se vincesse per l’unità europea sarebbero guai: la leader del Fronte promuoverà, come si diceva, in caso di vittoria, un referendum per uscire dall’Unione; promette l’uscita dalla Nato; assicura che si tornerà al franco. Trump, ovviamente, apprezza ed è ricambiato. Una prova di forza dai toni marcatamente nazionalistici, in cui ha invocato il patriottismo come rimedio a una globalizzazione senza regole di cui si pone come unico baluardo. Arringando la folla di militanti in estasi, bandito il vessillo europeo tra le migliaia di tricolori bleu-blanc-rouge, Le Pen ha sfoderato tutto l’armamentario frontista. A cominciare dall’attacco, durissimo, a quella stessa Ue a cui appena pochi giorni fa si è rifiutata di rimborsare i 300 mila euro che avrebbe dovuto restituire all’Europarlamento per aver remunerato un’assistente che in realtà lavorava a Parigi, nonché, il suo bodyguard: ‘L’Ue è un fallimento’, ha tuonato la leader d’estrema destra in corsa per la poltrona più importante di Francia. Se eletta, promette l’avvio di un negoziato di sei mesi con Bruxelles per recuperare quattro sovranità: monetaria, col ritorno a una ‘valuta nazionale’, legislativa, territoriale e di bilancio. Stop all’immigrazione di massa, agli aiuti medici di Stato, abrogazione dello ius soli, precedenza ai francesi nell’accesso al lavoro sono tra i punti del suo programma. Ma Le Pen promette anche un bonus per le fasce più deboli bacchettando gli esperti che si interrogano su come finanziarlo.
Roberto Cristiano