‘La richiesta italiana di far rientrare Salvatore Girone in patria è inammissibile, è quanto si legge nelle Osservazioni scritte dell’India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio scorso e rese pubbliche oggi in occasione dell’udienza sul marò all’Aja. C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso, prosegue il documento. Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso dall’Italia, che finora sono state insufficienti. ‘Considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò potrebbe durare almeno tre o quattro anni, Salvatore Girone rischia di rimanere detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni, determinando una grave violazione dei suoi diritti umani. Per questo il Fuciliere deve essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale dell’arbitrato’, afferma l’ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano, nell’udienza al Tribunale arbitrale che si è aperta stamani all’Aja: ‘Salvatore Girone è costretto a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti. Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano’. I marò, coinvolti nell’incidente dell’Enrica Lexie mentre erano in servizio antipirateria per conto dello Stato, godono dell’immunità. L’India tuttavia non ha rispettato nemmeno il principio basilare del giusto processo e cioè quello di formulare un capo d’accusa.
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