E’ ora che questo Paese con la sua leadership politica ed istituzionale si decida, una volte per tutte, anche se con grave ritardo, a considerare il caso dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, un caso di rilievo politico nazionale e non un semplice fatto di cronaca che l’opinione pubblica, a fasi alterne ricorda e poi dimentica. Con questo non si vuol assolutamente sostenere che sia un problema di orgoglio nazionale violato e mortificato o di un’inutile quanto inopportuna prova di forza, ma non si può nemmeno negare che sottovalutare la vicenda e non dedicarle il massimo impegno porterebbe ad un’amara quanto oggettiva presa d’atto e cioè che l’Italia ha perso tutti i suoi punti di riferimento internazionali, che non rispetta se stessa e le sue istituzioni. Ed un Paese che non sa collocarsi all’interno dello scacchiere internazionale è destinato ad essere vittima immolata di qualsiasi sopruso, anche del più insignificante. Questo vuol dire, in un’epoca di globalizzazione economica e politica, essere rassegnati, senza ambizioni ed incapaci ad attendere alle faccende domestiche. Contare solo sulla sobrietà del governo indiano, mentre nel Paese infuria la campagna elettorale con violenti scontri fra le opposte forze in campo, non è una buona scelta. Bisogna invece che il governo, come già ha iniziato a fare, persegua senza esitazione la strada dell’internazionalizzazione del processo ai due militari, soprattutto nel caso in cui le autorità indiane insistessero nel voler celebrare il processo con l’accusa di terrorismo. Un tale epilogo della vicenda starebbe a significare che l’Italia è uno stato terrorista. Assurdo e Ridicolo!
Marò: non un caso di cronaca ma una questione politica di rilievo nazionale.
Il caso deve giocoforza diventare anche un test per la diplomazia internazionale che sembra essersene lavata le mani. Infatti, se due militari impegnati in attività di antipirateria e antiterrorismo non sono protetti da norme internazionali chiare e certe, si finisce con l’aiutare pirati e terroristi. Per evitare questo l’ Italia dovrà sostenere con forza dinanzi a se stessa ed alla comunità internazionale l’importanza politica e istituzionale del caso Marò. Ciò potrà avvenire solo se saprà mostrarsi unito e rispettoso dei propri figli e delle sue istituzioni, anche di quelle militari che ogni anno pagano un grande tributo in termini di sangue per permettere alla Nazione di contribuire al mantenimento della pace nel mondo.
Quindi, mettiamo per un attimo da parte le solite sterili e demagogiche polemiche tra pacifisti, antimilitaristi, sostenitori dell’antipolitica (confesso dotta ignoranza nel non conoscere il significato di questo termine), diamo un segnale di un’unità nazionale e di responsabilità internazionale e portiamo a casa i nostri Marò.