Ancora scontri tra Bossi e Maroni, che si contendono la leadership della Lega.
“Non rispondo, ma il capo sono io”, commenta secco il Senatur che conversando in Transatlantico risponde a chi gli chiede di rispondere alle parole di Maroni: “Ci sono tanti cani piccoli – aggiunge – che abbaiano molto ma non fanno paura”.
In un’intervista su Sette, in edicola oggi e anticipata ieri, Maroni ha dichiarato che “la presidenza di Bossi è un ruolo affettivo. Non ha nessun potere. E’ il riconoscimento concesso alla sua storia personale”.
Il segretario della Lega smentisce quindi che il ‘senatur’ abbia ancora potere di comando e decisionale: “Non è così”, dice. “Ho detto chiaramente ai delegati del congresso: ‘Se mi eleggete sappiate che voglio pieni poteri. Sulla linea politica e sulla gestione del partito’. Mi hanno eletto”, commenta l’ex ministro dell’Interno. Secondo Maroni inoltre, i cattivi risultati della Lega alle ultime amministrative, sono da attribuirsi più agli scandali del partito che all’appoggio decennale a Berlusconi. “I nostri militanti sanno che se per raggiungere il federalismo ti allei con qualcuno, qualche concessione la devi fare – spiega – Dopodiché fino alla vicenda dei soldi investiti da Belsito in Tanzania non abbiamo avuto problemi”.
Ma forse Maroni ha ragione, l’era di Bossi è finita. L’immagine dell’uomo tutto d’un pezzo è svanita, quando si è scoperto che anche il Senatur aveva non pochi scheletri nell’armadio. E a soccombere allo scandalo, anche la credibilità della Lega. E si sa, quando qualcosa si rompe, è fin troppo difficile recuperare.