Goffredo Bettini, dopo aver svolto il ruolo di ideologo di Nicola Zingaretti, crea un laboratorio politico anti-lettiano. Claudio Martelli viene invitato a dare un contributo alla nuova iniziativa.
Bettini chiama nelle sue Agorà anche i socialisti, ‘nella speranza che il nuovo soggetto politico dia loro di nuovo il ruolo che meritano per la loro storia antica e per il loro presente’ visto che il pensiero socialista ‘nel passato ha avuto molte ragioni alle quali per diversi motivi non hanno corrisposto adeguati consensi’.
Claudio Martelli per questo si indispettisce e, attraverso un’analisi storica parte dall’atto di nascita dei comunisti italiani che ‘pretendendo di cambiare il nome del Psi in Pci nonché l’espulsione di Turati e dei riformisti provocarono la scissione del 1921 mentre il fascismo era sull’uscio’.
Bettini si sente rinfacciate anche le colpe di quei comunisti che bollarono come ‘un cavaliere del nulla’ Giacomo Matteotti appena assassinato. O ancora le responsabilità di Botteghe Oscure che nei ruggenti anni ’80 definirono l’unico governo a guida socialista, quello di Bettino Craxi, come ‘un pericolo per la democrazia’. Fino alla denigrazione morale con cui il Pci-Pds ‘accompagnò la persecuzione capitalistica, giudiziaria e giudiziaria di Craxi e del Psi’. Martelli ricorda a Bettini che ‘per un secolo ci avete accusato di essere pusillanimi perché ci limitavamo a riformare il capitalismo e a costruire lo Stato sociale mentre voi volevate abbatterlo’. O l’aver ingiuriato per anni come ‘socialfascisti’ Turati, Rosselli, Buozzi? O l’aver bollato prima Saragat, poi Nenni, poi Craxi come traditori della classe operaia? E le riforme del centro sinistra compreso lo Statuto dei diritti dei lavoratori come ‘un servizio reso ai padroni’? prosegue l’ex ministro della Giustizia, oggi direttore de ‘L’Avanti!’.
Il punto di partenza dell’ex vice segretario del Psi è il fatto che la Agorà di Bettini ‘si ispirerà al socialismo e al cristianesimo’: ‘Che mielosa vaghezza’, scrive Martelli. O l’aver bollato prima Saragat, poi Nenni, poi Craxi come traditori della classe operaia? E le riforme del centro sinistra compreso lo Statuto dei diritti dei lavoratori come “un servizio reso ai padroni”? O, ancora, l’aver definito l’unico governo a guida socialista della storia d’Italia come “un pericolo per la democrazia”?
Caro Bettini – è il vibrante appello di Martelli – hai impiegato trent’anni dopo lo storico decesso dell’89, trent’anni per accorgerti che il comunismo era morto, scoprirti socialista e invitarci a entrare nella tua Agorà o campo che sia. Scusa la franchezza ma il tuo invito è irricevibile. Con la stoccata finale: il sospetto che ‘la chiamata alle armi anticapitalista sia solo la maschera di una nuova corrente del Pd, la corrente dei nostalgici reggi moccolo di Giuseppe Conte e del suo nuovo movimento’.
Bettini non è e non può mai essere Bettino, per Claudio Martelli. Il dirigente del Pd incassa e porta a casa.