Al via la direzione del Pd al Largo del Nazareno. Alla riunione, aperta da una relazione del segretario reggente Maurizio Martina, sono presenti il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e l’ex segretario Matteo Renzi, che torna per la prima volta in direzione dopo le dimissioni. In sala sono presenti anche i ministri Dario Franceschini, Marco Minniti, Andrea Orlando, Carlo Calenda, Marianna Madia, Anna Finocchiaro.
Questa direzione, ha detto Martina, ci chiama a un confronto franco, sincero, a due mesi dal voto che ci ha consegnato una delle sconfitte più nette mai accadute nella nostra storia. Il voto ci pone domande cruciali sul destino del campo del centrosinistra. Non possiamo rimuovere quel che è accaduto: dobbiamo capire per cambiare.Non ce la caveremo solo con qualche mossa tattica. Non si tratta di tornare indietro né andare oltre, ma riprogettare per ripartire. Serve un ripensamento netto su come si sta insieme, su come ci si confronta e si prendono le decisioni dopo essersi ascoltati e aver fatto un confronto con la voglia di costruire una risposta insieme non solo con rapporti di forza.
Dopo il confronto è previsto un voto e nelle ultime ore prima della direzione renziani e ‘governisti’ hanno cercato di trovare una mediazione per evitare fratture. Lo si apprende da diverse fonti Dem. Il testo, che confermerebbe la fiducia a Maurizio Martina, rischia però di non convincere una parte della minoranza del partito, che vorrebbe ‘chiarezza’ sulla linea politica e circostanziare meglio il mandato di Martina, per evitare che Renzi continui a esercitare una guida di fatto del partito. L’area Orlando – ad esempio – è pronta a dare il suo sostegno al reggente Maurizio Martina, ma solo nella chiarezza sulla linea politica. E’ quanto emerge al termine di una riunione alla Camera dell’area che fa capo al ministro Andrea Orlando, in vista della direzione del partito. Sì all’unità nella chiarezza – è la sintesi di fonti presenti all’incontro – ma ciò che non può succedere è un unanimismo senza una chiarezza politica.
Chiederemo il voto su un documento che affermi il No a Salvini e No a Di Maio. Voteremo sicuramente tutti anche la fiducia a Maurizio Martina fino all’assemblea che dovrà essere convocata per decidere se eleggere un segretario o indire il congresso. È la linea affermata da fonti renziane qualificate, a ridosso della direzione. Se si andrà alla conta sul documento che dice no alle ipotesi di governo con M5S o Lega, i renziani sono convinti di avere già i numeri: 120 membri della direzione a favore, contro 80. Secondo fonti ‘governiste’, invece, il fronte che sostiene Martina avrebbe 96 voti contro i 112 dei renziani: al netto delle assenze, sostengono, i numeri sarebbero sul filo e perciò una parte della minoranza contesta il voto dei venti membri della segreteria renziana, perché in grado di condizionare il risultato.
Non credo ci sia questo punto all’odg, Martina non è in discussione, gode della fiducia di tutto il partito, sottolinea anche Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria nazionale del Pd, risponde a chi, a Radio Radicale, gli domanda se ci sarà oggi in direzione un voto pro o contro il segretario reggente Maurizio Martina.
Con M5s capitolo chiuso. Parlavamo molto di loro ma il tema vero eravamo noi, il nostro ruolo e la nostra funzione anche quando si è minoranza. Per me era non condannarci all’irrilevanza e accettare una sfida. Era un’ipotesi più rischiosa ma l’ho immaginata per come potevo fino a qui con questa ambizione. Per noi il tema non è mai stato votare Salvini o Di Maio Premier. Ma per noi il tema non potrà mai essere nemmeno sostenere un qualsivoglia percorso con Salvini, Berlusconi e Meloni come soci di riferimento. Tanto più impossibile chiaramente per noi un governo a trazione leghista. Lunedì, ha detto Martina, si terranno nuove consultazioni e dovremo avere atteggiamento costruttivo verso la presidenza per affrontare questo nodo complesso. Credo che tanto più oggi aggiunge, raccogliendo l’applauso della platea, compreso quello di Matteo Renzi, dobbiamo supportare l’operato di Mattarella a cui vanno anche da qui i nostri sentimenti di stima e fiducia.
Rinnovata fiducia al segretario reggente fino all’assemblea nazionale e ‘capitolo chiuso’ su un eventuale appoggio a un governo Di Maio o Salvini. Sono i due passaggi della relazione di Maurizio Martina che, secondo fonti renziane presenti in direzione, possono portare ad un via libera al reggente da parte dell’area che fa capo all’ex segretario. Ancora da decidere, a quanto si apprende, se votare la relazione di Martina o trasporre questi punti chiave in un documento.