Massimo Giannini su Giorgia Meloni: ‘Per un governo a guida Meloni, sono preoccupato per il Paese…’

Botta e risposta da Massimo Giletti a Non è l’arena, su La7, nella puntata del 9 ottobre, tra Alessandro Sallusti e Paolo Mieli. In studio – in collegamento c’è anche Gad Lerner – si parla del nuovo governo di Giorgia Meloni. Il dibattito comincia con una affermazione del conduttore, che commenta:: “La Meloni è sempre silente. Vi ricordate quando ha detto è finita la pacchia? Per alcuni non è neanche iniziata che per la Meloni ci sono già problemi. Non a caso ha detto di non riuscire a dormire la notte”. Secondo Giletti, la leader di Fratelli d’Italia, sembra affrontare questo momento da sola e pone una domanda ai suoi ospiti: “Salvini e Berlusconi sono davvero con lei?”.

Interviene Paolo Mieli: “Dopo una vittoria di quelle proporzioni è calato il gelo”. E aggiunge: “Giorgia Meloni viene da un anno che la premia, anche dal successo del suo libro autobiografico, il più venduto”. Lo interrompe allora il direttore di Libero: “Il partitino più piccolo della famiglia si è mangiato gli altri, lo capite che è un trauma: un premier donna non ha precedenti nella storia italiana”, osserva Sallusti. “Tutti prenderanno ordini da una donna e la vittoria femminile è un trauma”, insiste il direttore di Libero: “Dobbiamo vedere cosa succederà dopo con la squadra di governo pronta”.

Fabio Fazio non si smentisce mai e a Che tempo che fa è andato in onda l’assalto finale a Giorgia Meloni e al centrodestra. Basta dare un’occhiata agli ospiti dell’ultima puntata andata in onda per capire cosa è successo. A infangare la Meloni ci hanno pensato il direttore de ‘LaStampa’ Massimo Giannini, ma anche il segretario del Pd Enrico Letta e di striscio pure Tito Boeri, l’ex presidente dell’Inps. Ovviamente il ritornello più comune è sempre il solito: il pericolo del fascismo in Italia con l’arrivo della Meloni a palazzo Chigi.

Il più scatenato è Massimo Giannini che seduto di fianco a Boeri ha attaccato a testa bassa la Meloni e il suo partito: “Sono molto preoccupato. La Meloni è alleato del partito neofascista spagnolo e questo davvero mi preoccupa molto. Credo che l’Italia sarà come la Polonia e questo ovviamente mi piace poco. Ripeto sono molto preoccupato per un governo a guida Meloni, sono preoccupato per il Paese”. Insomma in prima serata sul servizio pubblico va in onda la propaganda sinistra per mettere nel mirino la Meloni e il suo governo che, ribadiamo, non è stato ancora formato. Il pregiudizio della sinistra è già a monte, ben prima che l’acqua della politica arrivi a valle. Ora il punto di riferimento nella retorica è cambiato, via Orban, entrano in campo Vox e la Polonia. La colpa di Vox è solo quella di essere un partito conservatore in lizza per un posto al potere in Spagna, la Polonia ha invece la colpa di difendere la sua identità anche di fronte all’aggressore russo che è alle porte. E in tutto questo trova posto il fango anti-Meloni.

Ma non è finita certo qui. Tito Boeri, subito dopo le parole di Giannini, e soprattutto dopo il silenzio imbarazzante di Fazio, è intervenuto per demolire Quota 41, il piano previdenziale fortemente voluto dalla Lega. “Accentua le differenze generazionali, non si può realizzare, sarebbe rischioso”, ha affermato l’ex numero uno dell’Inps. Evidentemente Boeri preferisce mantenere lo status quo con una pensione a 67 anni come recita la legge Fornero. “Non bisogna dare condizioni favorevoli a chi va via prima rispetto a chi va via dopo”, la sentenza di Boeri. Una cosa è certa gli italiani sono stufi di attendere i 67 anni per riposarsi.

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