“A trent’anni dalle stragi di Capaci e di via d’Amelio e dall’arresto di Totò Riina, oggi con l’arresto di Matteo Messina Denaro la Sicilia è più libera dai condizionamenti della mafia”. Lo dichiara Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che, a nome di tutte le imprese edili associate, ringrazia “le forze dell’ordine, gli investigatori, i magistrati e tutte le Istituzioni che con il loro impegno hanno con questo importante risultato inaugurato una nuova era per la Sicilia”.
“L’Isola – spiega Cutrone – ora può finalmente sperare in un riscatto sociale ed economico scevro dall’usurpazione dei diritti e dei frutti del lavoro di imprenditori e lavoratori, proprio adesso che con l’arrivo dei fondi del Pnrr e di quelli strutturali 2021-2027 da più parti si esprimeva il timore di rischi di infiltrazioni di Cosa nostra nella realizzazione degli interventi miliardari”.
“Le imprese – osserva Cutrone – d’ora in poi avranno maggiori speranze di potere partecipare alle gare in un clima di sana concorrenza e di aprire cantieri senza subire l’incubo delle pressioni indebite della criminalità organizzata. La legalità è un valore che premia chi la rispetta e lo Stato ha dimostrato che vale la pena sacrificarsi per la sua affermazione sui mafiosi, sui prepotenti, sui violenti, sui parassiti e sul malaffare”.
«La cattura di Matteo Messina Denaro rassicura e riscatta tutte le vittime di decenni di violenza, sopraffazione ed anche terrorismo, con cui Cosa nostra ha ammorbato la Sicilia ed il mondo». A commentare così l’arresto del boss mafioso, latitante dall’estate del 1993, è Antonio Matasso, segretario regionale siciliano dei Socialdemocratici e presidente della Fondazione socialista antimafia Carmelo Battaglia. L’esponente del Sole nascente sottolinea come «i socialisti democratici e riformisti, da sempre in prima linea nella lotta alla mafia e nel pagare il relativo tributo di sangue per questo, come avvenuto dai Fasci siciliani ad oggi, non possono che rallegrarsi di quanto accaduto a Palermo. Va un sentito ringraziamento evidenzia Matasso a quei silenziosi servitori dello Stato che hanno permesso a tanti oppressi di avere giustizia. La data di oggi, per la comunità dei socialisti democratici siciliani, assume un significato particolare: 101 anni fa la mafia trapanese uccideva a Paceco il militante socialista Domenico Spatola e i suoi nipoti Mario e Pietro Paolo, figli del fratello Giacomo, un compagno in prima linea nelle lotte contadine e socialiste. Tutti loro avevano la colpa di avversare quella Cosa nostra della provincia di Trapani che ha prodotto una serie di criminali violenti ed efferati, tra cui Matteo Messina Denaro e suo padre Francesco, al vertice del mandamento mafioso di Castelvetrano. I nostri compagni martiri saranno contenti di questa giornata».