Dal 7 al 30 ottobre, ogni fine settimana, dal venerdì alla domenica, a Spazio Diamante in Via Prenestina va in scena “Matrioska”, da un progetto di STAP Brancaccio Accademia di Teatro e Arti Performative e da un’idea del drammaturgo e regista Giampiero Rappa.
Tutto nasce in laboratorio teatrale, quando a due studenti dell’accademia viene chiesto di improvvisare con la tecnica del Grammelot. Il risultato che i giovani ottengono si rivela di un tale potenziale che neanche la pandemia riuscirà a fermarne la stesura.
Matrioska è il risultato di un’avvincente collaborazione tra allievi e insegnante, ma anche tra allievi e allievi del primo anno.
La Matrioska è qui simbolo di storie e situazioni a incastro ed è anche psicologicamente associata all’unione, alla famiglia, all’ereditarietà e al legame che unisce persone diverse e al potere della vita che fluisce da una generazione all’altra, effettivamente la pièce tratta di questo.
In Russia queste bamboline sono usate come ausilio educativo per insegnare ai bambini che il più grande protegge il più piccolo. Nello spettacolo Matrioska il significato può sembrare capovolto e i più piccoli sono costretti a scappare dai più grandi, capi, padri, papponi, uomini di cui non bisogna fidarsi, come ci suggerisce Eva nel suo monologo iniziale, nel quale ci racconta un aneddoto della sua infanzia vissuta in Ucraina e il suo legame con la Matrioska.
Una pièce attuale, moderna, ambientata in una città dove diverse nazionalità coesistono nel suburbano in cui il lavoro è malpagato e di conseguenza porta malcontento e frustrazione, che va al pari passo con la rabbia che delle volte è riversata sulla propria famiglia, come nella vicenda di Antonio e delle sue tre figlie, Agata, Ambra e Andrea e il loro psicologo.
Il dramma tratta anche di ragazze migranti che costrette dalle loro situazioni complicate, si ritrovano a fare lavori notturni e a essere esposte a pericoli costanti, nelle quali l’illusione della protezione da parte di matrone e papponi rimane tale.
La passione di questo gruppo di attori è notevole, e arriva in platea attraverso il coinvolgimento. Difronte a queste storie uguali alle altre e tutte importanti, formando un insieme che arriva al fulcro dell’identità, individuale e famigliare oppure comunitaria.
Valentina Nasso