Mattarella ai giovani: “Uniti siamo forti ma serve maggiore partecipazione”

Un messaggio ai giovani, all’impegno sociale, alla collettività. Un messaggio contro l’indifferenza, l’assuefazione, il sentirsi o volersi sentire astratto in una società che, nonostante le guerre, i femminicidi, l’emergenza migranti e l’emergenza lavoro sottopagato, va avanti e lo deve fare con persone, cittadini, vogliosi e desiderosi di cambiare le cose. E’ questa la sintesi del discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un discorso, il 75esimo del Capo dello Stato, lungo 16 minuti ed effettuato nella sala Tofanelli alla Vetratasa.

Un invito dunque a partecipare, votare, nell’anno delle elezioni Europee, dopo anni in cui la percentuale di astensione ha sempre lasciato il segno. “Votare, partecipare alle scelte della comunità, è un diritto di libertà”. Nessun riferimento al governo Meloni, quello di Mattarella è un discorso rivolto agli italiani, invitati ad una cultura della pace in un periodo dove oltre alle guerre in Ucraina e Medio Oriente, c’è una “tendenza di identificare avversari o addirittura nemici”. Un rabbia dettata anche dalle sempre più crescenti diseguaglianze sociali, dettate soprattutto dal lavoro sottopagato, con scarsa sicurezza, da qui il riferimento alle “tante inammissibili vittime”.

Mattarella si rivolge soprattutto ai giovani quando tocca il tema del femminicidio. “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano nella rete”.

Giovani “disorientati e che si sentono fuori posto, invitati a non demordere contro “un’Italia invecchiata” perché “c’è ancora più bisogno di loro, delle loro speranze, della loro capacità di cogliere il nuovo”. Rivolge poi un pensiero agli anziani, spesso soli perché il “sistema assistenziale fatica a dare un aiuto”. Su migranti, ricordando la visita a Cutro a inizio marzo dopo la strage, sottolinea che “uniti siamo forti, l’ho visto nella pietà di Cutro”. Bisogna “spendersi per i diritti significa “non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti”.

Sulle guerre in Ucraina e Medio Oriente. “La violenza delle guerre, e di quelle evocate e minacciate, le devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla; l’orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele, ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”.

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