‘Non esiste una maggioranza con la sola lega e i Cinque Stelle e si è rivelata impraticabile una maggioranza M5s con Pd ed è stata sempre affermata da entrambe le parti l’impossibilità che il c.destra e Pd. Tutte queste indisponibilità mi sono state confermate questa mattina’, afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il governo presieduto dall’onorevole Gentiloni, ha detto ancora Mattarella, che ringrazio per il lavoro che ha svolto e sta svolgendo in questa situazione anomala ha esaurito la sua funzione e non può essere ulteriormente prorogato in quanto espresso da una maggioranza parlamentare che non c’è più.
L’8 luglio o il 15 luglio. Sono le date del possibile voto anticipato. Fallito, a meno di colpi di scena, il tentativo di un governo M5s-Lega, la crisi politica precipita verso le elezioni. Per la prima volta nella storia del Paese si potrebbe andare al voto a luglio, magari la seconda o la terza domenica del mese. Una prospettiva che non sarebbe stata esclusa dallo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei colloqui con le delegazioni dei partiti al Quirinale. E che viene rilanciata come unica alternativa a un esecutivo politico da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. I leader di Lega e M5s, presente il leghista Giancarlo Giorgetti, si incontrano a Montecitorio subito dopo pranzo.
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E sigillano il no a un governo del presidente che traghetti verso elezioni a ottobre o nel 2019. Fino all’ultimo cercherò di far cadere i veti e dare un governo al Paese, dichiara Salvini, ma se non fosse possibile, io e Di Maio siamo d’accordo di votare l’8 luglio. Un esecutivo M5s-Lega non è possibile perché Silvio Berlusconi non accetta di starne fuori, dando il sostegno esterno di Forza Italia, e Salvini sceglie di non rompere la coalizione di centrodestra.
Ha scelto, racconta Di Maio, ancora una volta Berlusconi, ma soprattutto di formare un governo dei voltagabbana, dei traditori del mandato politico. Da oggi siamo in campagna elettorale, proclama il capo del M5s, assicurando che il limite dei due mandati non impedirà agli esponenti del M5s, lui incluso, di ricandidarsi perché questa volta la legislatura non è nemmeno iniziata. Sono totalmente irresponsabili e superficiali, nonché irrispettosi verso il lavoro del Colle.
Il Pd supporterà qualsiasi iniziativa del presidente Mattarella. Punto, tuona il reggente Dem Maurizio Martina. Un governo del presidente non sarebbe sgradito neanche a Silvio Berlusconi, ma il leader di FI sostiene l’istanza della Lega: o il capo dello Stato, afferma il Cavaliere, dà l’incarico a Salvini per cercare i voti per un governo del centrodestra o si torna al voto. Nel pomeriggio al Quirinale sfileranno i piccoli partiti per le consultazioni lampo del capo dello Stato.
Poi Mattarella farà la sua mossa: potrebbe indicare un premier per un governo ‘di tregua’, neutrale, per arrivare al 2019 e fare la legge di bilancio. Ma se, come pare, non avesse il sostegno della maggioranza in Parlamento, resterebbe in carica per gli affari correnti fino al voto. Magari, come chiedono Di Maio e Salvini, l’8 luglio.
Alle elezioni sono sicuro che ancora una volta gli italiani ci sorprenderanno, ha detto Di Maio, ma tutti i partiti si dovranno assumere la responsabilità di aver pensato ai loro interessi. Noi da oggi ci mettiamo in campagna elettorale e andiamo a raccontare questi due mesi di bugie. Vi chiedo un grande sacrificio ad andare a votare ma io chiedo ai cittadini di mandare il M5S al governo visto che i partiti non lo hanno voluto. Oggi ancora una volta il centrodestra di Salvini e Berlusconi si è ripresentato a chiedere un mandato per cercare i voti in Parlamento. Cioè Salvini ha scelto ancora una volta Berlusconi, ma soprattutto di formare un governo dei voltagabbana, dei traditori del mandato politico, è questo quello a cui stiamo assistendo, ancora una volta una scelta figlia di coalizioni finte e nessuna premura per la stabilità del Paese.
E’ pesantemente irrispettoso vedere indicare date delle prossime elezioni prima ancora che Mattarella abbia tutti gli elementi per pronunciarsi su un eventuale scioglimento della legislatura che non è partita. E’ la dimostrazione del fallimento di una pessima legge elettorale e di una classe politica capace di fare solo campagna elettorale senza assumersi responsabilità, ha detto Pietro Grasso. Noi di Liberi e Uguali abbiamo ribadito la stessa posizione di sempre: i nostri voti, per quanto non dirimenti ai fini delle maggioranza parlamentari, non sono, come è ovvio a disposizione di alcuna maggioranza che coinvolga le forze di centrodestra. Ipotizzare la data dell’8 di luglio è irriguardoso nei confronti del presidente della Repubblica, poi siamo ancora nella fase delle consultazioni, ed è irrispettoso anche nei confronti degli italiani, ha detto il capogruppo di Leu alla Camera Federico Fornaro uscendo dal Quirinale dopo le consultazioni. “È un po’ passato sotto silenzio, ma ricordiamo che il 4 marzo si è toccato il più basso livello di partecipazione al voto dal 1946. Pensare di andare a votare a luglio – ha aggiunto Fornaro – significa rischiare una partecipazione al voto vicina al 50 per cento, sarebbe anche un Parlamento delegittimata. Quindi confidiamo che sia un’ipotesi buttata li’ e non praticabile nel concreto”.
Abbiamo fatto presente a Mattarella la nostra preoccupazione ed il nostro disappunto per il comportamento di alcuni partiti che non sono responsabili – ha detto Juliane Unterberger, presidente del gruppo parlamentare per le Autonomie (svp-patt,uv) del Senato al termine delle consultazioni con Mattarella -, noi pensiamo che un voto in estate porterebbe allo stesso risultato probabilmente con alcune percentuali un po’ diverse ma la crisi no sarebbe risolta e l’Italia non si può permettere uno stallo.
Abbiamo espresso anche la più viva preoccupazione sulla procedura democratica, o antidemocratica, in caso di elezioni superanticipate. Non vi sfuggirà che in questo caso, che il voto sia a luglio o ottobre, è chiaro che potranno presentarsi solo Pd, M5s e centrodestra: tutti gli altri sono esclusi per le procedure previste dalla legge, ha detto Emma Bonino, al termine delle consultazioni, parlando di “ferita democratica importante e semplificazione brutale del sistema politico.
Al Colle sono saliti anche il presidente della Camera Roberto Fico e la presidente del Senato Elisabetta Casellati.