Mattarella, monito all’Europa: “Cambi rotta, troppe energie penalizzate”

“In Europa bisogna cambiare rotta, le energie sono penalizzate da un eccesso di austerità”. Il richiamo arriva dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in occasione della Festa dell’Europa e nel 65° anniversario della Dichiarazione Schuman, fa un bilancio di speranze e risultati dell’integrazione del Vecchio continente. “L’Europa si fonda su grandi ideali, e di idealità ha bisogno per affrontare oggi le sfide globali e non è soltanto un insieme di Stati che convivono nel medesimo continente. Il 65° anniversario della dichiarazione di Robert Schuman, dalla quale prese origine la Comunità del carbone e dell’acciaio, e dunque il processo di integrazione europea,   è per tutti noi un’occasione di riflessione, e anche un monito, perché le responsabilità delle classi dirigenti di oggi non sono meno impegnative di quelle dell’immediato dopoguerra”. La dichiarazione Schuman fu rilasciata dal ministro degli Esteri francese Robert Schuman il 9 maggio 1950 e proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio. La Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) fu creata col Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 su iniziativa di Jean Monnet e di Robert Schuman con lo scopo di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in un’Europa di sei paesi: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La CECA fu l’istituzione che precorse la strada del Trattato di Roma, con il quale venne costituita la Comunità economica europea, divenuta Unione europea nel 1992. Nel 1950, le nazioni europee cercavano ancora di risollevarsi dalle conseguenze devastanti della Seconda guerra mondiale, conclusasi cinque anni prima. Determinati ad impedire il ripetersi di un simile terribile conflitto, i governi europei giunsero alla conclusione che la fusione delle produzioni di carbone e acciaio avrebbe fatto sì che una guerra tra Francia e Germania, storicamente rivali, diventasse non solo impensabile, ma materialmente impossibile. Si pensava, giustamente, che mettere in comune gli interessi economici avrebbe contribuito ad innalzare i livelli di vita e sarebbe stato il primo passo verso un’Europa più unita. L’adesione alla CECA era aperta ad altri paesi. Il testo integrale della Ceca recita tra l’altro: “Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni”. Su queste basi il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha sottolineato: “Allora l’orizzonte dell’Europa era quello della ricostruzione e della pace. Porre fine per sempre alle guerre fratricide che per secoli avevano dilaniato i popoli europei. Dare stabilità e sicurezza al percorso intrapreso dopo la liberazione dal nazifascismo, e contribuire così a una stagione di crescita, di libertà, di maggiore giustizia. Grandi ideali e una visione dell’Europa nel mondo ispirarono l’azione dei padri fondatori dell’Unione. La pace mondiale, questo è l’esordio della dichiarazione di Schuman, non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Grazie a quelle scelte abbiamo avuto settant’anni di pace ed è stato costruito un modello sociale che rappresenta tuttora un traguardo in termini di diritti e di civiltà. Vogliamo fare memoria, anche se siamo consapevoli che non basta ricordare. Le nuove sfide della società globale devono porre all’Europa, a tutta l’Europa, nuove ambizioni e nuovi traguardi. Da affrontare con altrettanta ‘creatività’ del nostro migliore passato. Talvolta l’Unione, rileva Mattarella, si presenta ai cittadini con complicati tecnicismi e con una filosofia che sembra trascurare il lavoro che manca, le diseguaglianze crescenti, la solidarietà necessaria. Noi che siamo europeisti, non ci stanchiamo di sostenere una maggiore integrazione politica dell’Europa. Serve a questo scopo un cambiamento di rotta per ridurre gli squilibri interni e rivitalizzare le energie penalizzate da eccessi di austerità. La caduta degli investimenti nel nostro continente è stata pesante negli ultimi anni ed occorre utilizzare tutte le risorse disponibili, a partire dall’attuazione e dal rafforzamento del piano Juncker, affinché l’Europa torni a essere vettore di sviluppo, uno sviluppo nuovo e sostenibile. Il mondo vive un cambiamento di portata epocale. Per Mattarella l’Europa deve scegliere il proprio destino, e la scelta dell’Europa influenzerà, non poco, gli equilibri mondiali e la stessa qualità della globalizzazione. L’egoismo è al di fuori dai valori dell’Unione. Ci vuole meno egoismo per dare ai nostri giovani europei una prospettiva di lavoro, di vita, di relazioni sempre più intense. Meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni. Meno egoismo per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel Medio Oriente. ‘L’Europa non potrà farsi in una sola volta’, disse Schuman. Ma questo è un sollecito alla politica e alla saggezza, non certo un alibi all’inerzia.

Cocis

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