‘Al vertice Italia-Africa del gennaio scorso hanno partecipato “i leader di 46 nazioni africane; i vertici delle massime istituzioni europee, internazionali, finanziarie, delle banche di sviluppo. E’ stato, e lo dico senza timore di smentita, un grande successo italiano: una iniziativa che non ha precedenti nei rapporti tra l’Italia e il continente africana. E non lo dico perché ci si possa lodare dei nostri successi. Ma per segnalare che quella partecipazione in quella conferenza era un’enorme apertura di credito per l’Italia. Di fronte a queste aperture di credito “ci sono solo due strade: o lo confermi o deludi quell’aspettativa. Quell’apertura di credito per me significava che i tanti leader africani, che spesso non partecipano a queste iniziative, hanno intravisto nel nostro approccio delle innovazioni”. In “approccio nuovo che non è paternalistico o caritatevole, non è un approccio di chi ti guarda dall’alto in basso”, ha scandito Giorgia Meloni.
Il Piano Mattei “è in costante aggiornamento e aperto ai contributi” della cabina di regia, che tornerà a riunirsi per una seconda volta “ad aprile”, informa Meloni sul timing del progetto.
‘Scrivere una nuova pagina -questo obiettivo ambizioso che ha l’Italia- nei rapporti e nella cooperazione con il continente africano non è una cosa che noi vogliamo o possiamo fare da soli: ma io penso che l’Italia possa essere pioniera in questo nuovo approccio. Ma è fondamentale che riusciamo, con il nostro buon esempio, a coinvolgere tanti altri: è un tema che riguarda l’Unione Europea e il G7. Se vogliamo riuscire nel nostro sforzo, cioè immaginare una strategia italiana utile non solo all’Italia e portare gli altri su quella strategia, dobbiamo saperlo fare bene noi. Se non sappiamo fare bene noi, difficilmente coinvolgeremo gli altri”.
Spiega la premier al termine della cabina di regia: ‘La cooperazione che vogliamo mettere in piedi con i Paesi africani tiene conto del fatto che l’Africa non è un continente povero: è un continente che attualmente detiene il 60% di metalli e terre rare, il 60% di terre arabili; un continente in forte crescita demografica e quindi anche con un forte potenziale di capitale umano. Che chiaramente non sempre è stato messo nelle condizioni di poter sfruttare al meglio quelle risorse. Per se stesso prima di tutto, non per gli altri. Ora questo nuovo approccio dobbiamo essere capaci di metterlo a sistema, se vogliamo essere competitivi con altri attori. Che sono molto presenti e che hanno secondo me un approccio diverso. Il secondo elemento è la condivisione: non ci siamo approcciati con questi Paesi cercando di spiegare a loro cosa fosse necessario per loro. Noi abbiamo detto quali erano secondo noi le priorità di intervento sulle quali l’Italia era anche meglio capace di lavorare. Ma quello che stiamo facendo con il Piano Mattei è condividere con i Paesi nei quali operiamo quali siano le cose che per loro sono prioritarie. Anche in questo c’è un rapporto da pari a pari, per costruire insieme risposte durature e non iniziative spot’.