Matteo Renzi crea il ‘RenzElly’ per tornare a Palazzo Chigi, ma le sue idee vengono derise e rigettate

Come noto la “partita del cuore” tra cantanti e parlamentari ci ha regalato l’accoppiata  Renzi/Elly. Ma, in realtà, Renzi  non puntava all’accoppiata ma alla ‘tris’ ipotizzando l’ingresso di Conte in un campo medio/largo per sostituire la Meloni a Palazzo Chigi. Questa ipotesi non è stata apprezzata ma rigettata.

Il fallimento elettorale di Stati Uniti d’Europa spingeva Renzi, politicamente, a provare il triplo salto mortale per tornare laddove servono i voti.

Ricordiamo  il referendum per l’abolizione del Jobs act, quando Renzi tuonava: “Fantastico, mando un abbraccio a Elly Schlein perché si scrive PD ma si legge Cgil”. Insomma, una chiara presa di posizione in difesa di un decreto che dati alla mano ha consentito di aumentare i posti di lavoro a tempo indeterminato e modernizzato il sistema occupazionale italiano.

I dati confermano che dal 2015 il precariato non sia aumentato, escludendo il periodo della pandemia, si registra, con il Governo Meloni, un record storico di occupati che riguarda soprattutto giovani, donne e occupati al sud.

Infatti, a marzo del 2015 i lavoratori erano poco più di 22 milioni, mentre a marzo di questo anno sono saliti a 23.849.000. Nello stesso periodo gli assunti a tempo determinato sono saliti da 14.316.00 a quasi 16 milioni.

Ma Renzi  ha bisogno di una nuova casa nella quale conquistare seggi e provviste per restare in piedi di fronte ad una coalizione, quella di centro destra, che fino a prova contraria, ha una leader forte, è unita e soprattutto legittimata dal voto.

Quali saranno le prossime azioni di Matteo Renzi: tornerà ad abbracciare anche Conte? Abbandonerà la sua vena riformista sposando la posizione ideologica della CGIL e del Partito Democratico contro il suo Jobs Act? E cosa faranno i membri dell’attuale Pd che quel provvedimento lo hanno votato? Bonaccini, Padoan, Madia, Orlando, Franceschini anche loro sono pronti a rinnegare il provvedimento in nome dell’ideologia imposta dal sindacato?

Il duo Landini – Schlein mette paura agli investitori italiani e stranieri che giudicano la proposta come un enorme passo indietro che finge di mirare alla stabilità dei posti di lavoro ma in realtà, se votata, provocherà maggiore precarietà. Inoltre, va considerato che il mondo del lavoro ha subito dei cambiamenti enormi, non solo nel post covid, ma anche per le mutate esigenze del lavoratore e dei datori di lavoro. Le risorse umane, oggi, sono merce rara da formare e da arricchire di competenze.

Di fronte a questa sfida l’obiettivo del “Pd di Landini” di abbattere il Jobs Act appare anacronistica e priva di amore per l’interesse nazionale.

Non c’è campo per Renzi che tenta di entrare in quello largo mentre il Movimento Cinquestelle gli sbatte le porte in faccia. Lo spiega in un’intervista a Il Giornale Francesco Silvestri, capogruppo dei pentastellati alla Camera: “Non è tanto una questione di veti, ma di opportunità – dice Silvestri – Se in cinque anni sei passato dal 3% all’1% vuol dire che quello non è il tuo posto. Io davvero credo che il campo di Renzi sia il centrodestra. Basta guardare i suoi voti in Parlamento. Ha votato la ‘legge bavaglio’ con i partiti che sostengono il governo. Dalla giustizia all’ambiente al lavoro, Renzi mi sembra più vicino alla maggioranza”.

Francesco Silvestri nell’intervista ironizza sulla “conversione” che il politico fiorentino avrebbe maturato nella recente partita del cuore: “Un conto è una partita e un conto è un governo. So che per Renzi è su per giù la stessa cosa, ma per noi è diverso. Sta cercando chi lo faccia eleggere insieme ai suoi, non sono troppo sorpreso in realtà”. Poi la chiosa finale: “Se qualcuno pensa di battere Meloni imbarcando Renzi secondo me sta facendo un ragionamento discutibile. Io rispetto il punto di vista di Schlein, ma vedo Italia Viva nel campo avverso”.

Calenda, di Azione, è nettamente contrario ai Cinquestelle e Avs. I pentastellati non vogliono Renzi che a sua volta ora vuole entrare nella coalizione allargata ma ha una politica economica, per non parlare della giustizia,  antitetica a tutto il centrosinistra. Non c’è un argomento in cui siano d’accordo.

Sia Italia Viva che Azione hanno raggiunto alle regionali in Basilicata la migliore performance quando erano alleate del centrodestra, prendendo molto meno consensi quando, Abruzzo,  erano collocati dall’altra parte. Renzi, oggi, offre il ritratto della disperazione politica: alle elezioni europee si  allea con Bonino e Magi e, facendo la somma algebrica dei voti presi alle politiche partivano oltre il 6%,  hanno raggiunto circa la metà non ottenendo il quorum. Considerato con eccessivo entusiasmo un politico di grande tattica continua a mietere insuccessi e a cambiare alleanze. E anche stavolta c’è chi non gradisce la sua presenza.

Si chiama RenzElly il sogno di una notte di mezza estate dell’opposizione, ma dalle reazioni dei diretti interessati rischia di diventare un incubo.

“Il Pd di Schlein ha detto: vogliamo costruire l’alternativa e per farlo non mettiamo veti. Questo significa che cade il veto che su di noi era stato messo nel 2022. Ma anche noi abbiamo un obbligo, allora – dice il leader di Italia Viva al Corriere – non possiamo mettere veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle. Il no ai veti non può che essere reciproco. Noi alle Europee abbiamo sfiorato il 4% e dunque abbiamo un consenso che alle prossime Politiche può fare la differenza in almeno una trentina di collegi marginali. Saremmo decisivi. Per noi è tempo di scelte. O si riapre la partita del Terzo Polo o si prende atto che il centro è decisivo solo se si allea in modo strutturale” con la prospettiva di “costruire un centro che guarda a sinistra. Accettare la nuova sfida significa costruire una coalizione organica dove noi proviamo a occupare il campo riformista almeno come altri provano a occupare lo spazio più a sinistra. Questa sarà la proposta che porterò all’Assemblea Nazionale di Iv”. Una alleanza con Schlein, Conte e gli altri “non solo è possibile ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante. La maggioranza è divisa su tutto, però sta insieme grazie al potere, senza pudore. L’alternativa è semplice: subire o reagire. Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti e mettendo insieme i voti”.

Dal Pd arriva la replica di Francesco Boccia: “Schlein non ha posto mai veti su nessuno e non è disposta a subirne. E questa è la posizione del Partito democratico, non ci saranno veti per nessuno e nessuno può porne”.

Il progetto RenzElly per Carlo Calenda, “fa ridere, ho iniziato la legislatura con Renzi che diceva di voler fare il partito dei liberaldemocratici, faceva votare Ignazio La Russa nella prima sessione del Senato, poi si proclamava erede di Silvio Berlusconi, poi andava con Emma Bonino e, subito dopo le elezioni politiche, diceva che va bene con i 5 Stelle. Questo è il modo di fare politica di Matteo. È una persona intelligente e abile, ma se deve allearsi con i nazisti dell’Illinois o con i marxisti-leninisti, lo fa”.

La proposta di Renzi viene respinta al mittente anche da Conte. “Negli ultimi anni Renzi si è vantato di avermi mandato a casa, e oggi che fa? Alle sue dichiarazioni rispondo semplicemente che per noi del Movimento 5 stelle la politica è una cosa seria”, dice il leader pentastellato.

L’ipotesi di un’alleanza di Italia Viva con Pd e M5s viene vissuta con fastidio anche tra i renziani. Sui social il deputato di Iv Luigi Marattin, avverte che non ci sta a entrare “nel campo largo’ con Conte e Fratoianni”. Marattin chiede quindi a Renzi “di chiarire fin da subito che proporrà all’Assemblea di far compiere questa decisiva scelta a tutta la comunità di Italia Viva, tramite un congresso sereno, trasparente e leale. In cui far scegliere a tutti gli iscritti la collocazione politica del partito. Non si comprende, infatti, cosa ci sia di tanto sbagliato – o pericoloso – nel far scegliere a tutta la comunità politica di Italia Viva il proprio futuro politico”. Il patto RenzElly rischia di essere tutt’altro che facile e indolore.

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