Giuseppe Conte nega di lavorare a un suo “governo ter”. Matteo Renzi smentisce di voler essere lui a rompere. Ma tra i due prosegue una partita che rischia di far saltare l’esecutivo. Il giorno dopo lo strappo dei renziani in Consiglio dei ministri, nessuno apre formalmente la crisi. “Porte aperte a Iv”, dice il premier, che ai renziani chiede un chiarimento. E Italia viva annuncia che la prossima settimana voterà la fiducia al governo sul decreto Milleproroghe alla Camera. Ma Renzi non depone le armi sulla prescrizione, mantiene la minaccia di una mozione di sfiducia al ministro Bonafede, e porta avanti la sua guerriglia in Senato. E’ quello il campo di battaglia. Il Pd dice che l’unica alternativa a questa maggioranza è il voto. Ma a Palazzo Madama è pronta a muoversi una pattuglia di senatori in soccorso del governo, magari proprio per un “Conte ter”. La prima prova sarà il decreto sulle intercettazioni, in Aula martedì e sul quale il governo dovrebbe mettere la fiducia. “Se la voteremo? Dipende…”, rispondono fonti renziane.
Il presidente del Consiglio riunisce i ministri membri del Comitato per gli affari europei, poi vola a Gioia Tauro per presentare il piano per il Sud e in serata presiede il tavolo di governo per la riforma fiscale (presente Iv). Il messaggio è chiaro: “Ho un programma da realizzare e ho chiesto la fiducia per quello. Se mi fido di Renzi? Non do spazio a personalismi. Ma Renzi che dice del Sud, niente?”, dice il premier in Calabria tra gli applausi della platea. Gli fa sponda il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che sottolinea i “risultati concreti” che si ottengono quando si spegne propaganda e polemiche. Ma i contatti con Iv risultano al lumicino e il premier viene descritto irritato con Renzi, determinato a sterilizzarne le sortite. Il suo obiettivo, secondo i renziani, è “cacciarli” dalla maggioranza e dar vita a un suo governo “ter”.
“Se vuole Conte ci cacci, siamo alleati non sudditi”, torna ad attaccare Renzi, che nei prossimi giorni sarà all’estero.
Analizzando lo scontro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, sembra evidente che il leader di Italia Viva abbia un piano per Palazzo Chigi. La sua intenzione non è quella di diventare premier, bensì quella di cambiare Presidente del Consiglio.
Il ragionamento di Renzi parte da un presupposto in realtà condiviso nella maggioranza di governo. Nessuno vuole davvero andare alle urne. Per questo motivo ha deciso di alzare l’asticella della tensione nell’esecutivo andando allo scontro con il Presidente del Consiglio. Di fatto è impossibile che si possa arrivare alla formazione di una nuova maggioranza di governo. E se nessuno vuole andare al voto significa che c’è uno spiraglio per cambiare Presidente del Consiglio.
Ma chi mettere a Palazzo Chigi? Nella testa di Renzi ci sarebbe anche una rosa ristretta di possibili candidati. Il nome caldo in casa Iv sarebbe quello del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. La prima alternativa risponde al nome di Mario Draghi. Il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle compatti in difesa di Conte. L’ex premier però deve fare i conti con un fronte compatto, formato da Pd e M5s, intenzionati a difendere Giuseppe Conte. Resta da capire se l’eventuale proposta di Renzi di mettere un Dem a Palazzo Chigi possa far cambiare idea a Zingaretti e ai suoi.
Critico è l’appuntamento di martedì al Senato, dove in Aula è atteso il decreto intercettazioni. Il governo potrebbe mettere la fiducia per “sventare” un emendamento Fi sulla prescrizione che Iv voterebbe con l’opposizione. Con la fiducia Renzi dovrebbe votare a favore o al più uscire dall’Aula. Ma i suoi non sciolgono la riserva.
Arianna Manzi