Enrico Mentana ha reso noto il sondaggio Swg riguardante il quadro politico con Giuseppe Conte leader del Movimento 5 Stelle. Era ovviamente preventivabile che l’ex premier fosse in grado di togliere voti ai dem, ma non in una misura così larga: addirittura il Partito democratico perderebbe il 4,3% e scivolerebbe al 14,2% facendosi così sorpassare dal M5S (22,3%) e da Fratelli d’Italia (16,1%). Una mazzata per il partito di via Sant’Andrea delle fratte, che finirebbe dominato dai grillini e dunque la centralità in una coalizione di centrosinistra resterebbe semplicemente un’utopia.
L’ipotesi di un M5s guidato da Giuseppe Conte sembra piacere agli italiani: il Movimento infatti, secondo un sondaggio Swg, tornerebbe al 22 per cento salendo di 6,2 punti in una settimana. Il sondaggio assegna al Pd il 14,2 per cento dei consensi (meno 4,3); Fratelli d’Italia al 16,1 per cento (meno 0,9); Forza Italia al 6,1 per cento (meno 0,8); la Lega viene data al 22,3 per cento con un calo dell’1,1 per cento. Il 35 per cento degli intervistati preferisce non esprimersi. I
Intanto procede l’opera di restyling all’interno del M5s. Beppe Grillo sta ragionando ad esempio sul reintegro di alcuni espulsi. Nel frattempo,l’ex premier Giuseppe Conte che Grillo vorrebbe nuovo leader si è messo subito al lavoro: vuole studiare le carte, soprattutto quelle relative a pendenze e contenziosi in atto. E avrebbe chiesto a Grillo la garanzia di ‘mani libere’, una formula che ha valenza sia politica, sia in punta di diritto. C’è poi il capitolo Rousseau: i Cinquestelle dovranno decidere cosa fare della piattaforma. Intanto il sondaggio Swg rappresenta un buon viatico per la strada che Conte ha davanti.
La crisi di governo non ha fatto altro che apportare problemi all’interno del Partito democratico, mettendo in acceso rilievo le diverse correnti di pensiero e provocando più di qualche dissidio a distanza. I dem adesso temono la scissione definitiva visto che tutto è partito dalla strategia adottata da Nicola Zingaretti nella gestione della crisi, finita nel mirino di molti esponenti che hanno chiesto conto di quanto accaduto: “Qualcuno, prima o poi, dovrà pagare per la fallimentare strategia tenuta dal partito”. Il segretario del Pd è messo sulla graticola soprattutto dalla componente di minoranza dei filo-renziani che chiede con urgenza un cambio di leadership.
Il presidente della Regione Lazio rinvia il congresso facendo capire che le primarie restano previste per il 2023: “Non possiamo vivere i prossimi mesi con fuori una battaglia politica e noi implosi in una discussione tutta interna, occorre un salto in avanti”.
Spaventa l’ipotesi che Stefano Bonaccini, che può contare sul sostegno di Base Riformista dei vari Gori, Marcucci e Nardella – possa prendersi il partito e magari possa favorire il ritorno di Matteo Renzi. Dal Nazareno infatti spiegano: “Una volta che Bonaccini sarà riuscito a prendersi il Pd, per Renzi sarà un gioco da ragazzi rientrare dalla porta principale al Nazareno, magari chiedendo che la Boschi faccia il presidente del partito o la capogruppo Pd alla Camera”.
”I 5stelle versano in una crisi profondissima che non sarà risolta dall’arrivo di Giuseppe Conte. Io sono felice per Conte, ma non penso che basti lui per tenere insieme e rimettere in piedi l’esperienza grillina. Semmai la scelta di Conte di accettare la guida del movimento rende ancor più palese la politica masochista del Pd e di Zingaretti. Si sono immolati sull’altare di Conte, mi hanno descritto come un nemico di classe per aver fatto cadere il Governo guidato da lui, lo avevano indicato come il capo della coalizione giallorossa e ora se lo ritrovano leader dei 5stelle!? Leader di un partito concorrente. Non ho parole. Penso che sia stato il più spettacolare autogol nella storia della politica. Non ne sarebbe stato capace neppure un artista dell’autogol come Comunardo Niccolai. Appunto, a Zingaretti quest’ anno daranno il premio Comunardo Niccolai”, dice Matteo Renzi in un’intervista al ‘Giornale’.
Arianna Manzi