Il via libera del Senato alla manovra arriva con 166 voti a favore. Un buon risultato per il governo che vede aumentare i voti della maggioranza: erano 164 quando palazzo Madama ha votato per il Mes, sono due in più oggi. Tuttavia lo stato di salute dell’esecutivo non permette ottimismi. Anche oggi, in una giornata che avrebbe dovuto far registrare solo commenti entusiastici per l’aver scongiurato l’aumento dell’Iva, non sono mancati distinguo e prese di posizione critiche.
Matteo Renzi, in particolare, ha prima fatto sapere che il governo può stare tranquillo fino a dopo le feste, “se ne riparlerà il 7 gennaio”. E poi, intervenendo in Aula nel corso delle dichiarazioni di voto, ha sottolineato che, nonostante il via libera da parte sua e del suo partito, Italia Viva chiede un cambio di passo al governo. I punti critici della manovra, per i renziani, sono sempre la sugar tax e la plastic tax, ma in generale Renzi e i suoi non vedono quell’impegno necessario per “far tornare l’Italia ai livelli di crescita del passato”.
Per questo il senatore di Rignano rilancia con il provvedimento “shock” da 120 miliardi per sbloccare i cantieri. Un segnale agli alleati che l’ex premier condisce con un invito ai leghisti: “Se davvero hanno voglia di essere seri e responsabili verso questo Parlamento, il piano shock sui cantieri è a loro disposizione”. Ben diverso l’atteggiamento del Pd per il quale, con il varo della manovra, si passa da una stagione “di precarietà a una nuova fase di speranza”.
Poco dopo il voto, la maggioranza si riunisce a palazzo Chigi per quello che, fino a qualche ora fa, sembrava dovere rappresentare un redde rationem potenzialmente fatale. Ma in mattinata era stato lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a sottolineare che si tratta di un “incontro, di un vertice, nessuna verifica”, per poi aggiungere: “Io sono qui per lavorare e dare una prospettiva migliore al Paese, non per staccare la spina”. E con il passare del tempo il vertice è stato derubricato da “verifica” di governo a tavolo per stilare il cronoprogramma del governo, a ‘punto’ sui tre nodi Giustizia-Autonomia-Crisi Aziendali per finire con un solo dossier all’ordine del giorno, quello sull’Autonomia: tra i presenti, al momento, non figura al momento il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e quello allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Ci sono invece gli esponenti di Italia Viva, Maria Elena Boschi e Ettore Rosato.
Per quello che riguarda l’Autonomia differenziata, il ministro Francesco Boccia avrebbe voluto inserire il testo in manovra, ma ha incontrato il niet di M5s e Italia Viva che hanno parlato di ‘blitz’. L’ipotesi accreditata da fonti di governo è che si possa procedere attraverso un disegno di legge da presentare alle Camere a inizio gennaio. Sui contenuti, fonti interne alla maggioranza, spiegano che si punta a chiudere già in serata.