Per la seconda volta consecutiva la legge elettorale non restituisce un vincitore e un vinto. Chi è risultato vincente non ha conquistato la maggioranza dei seggi, e chi pur perdendo, al contempo, è diventato basilare per la formazione di un qualsiasi governo. Nel 2013 sotto accusa andò il Porcellum ma anche cambiando la legge elettorale con il Rosatellum ci ritroviamo con un Parlamento senza maggioranze.
Eppure questa volta già i primi sondaggi effettuati dopo l’approvazione della nuova legge elettorale avevano previsto lo stallo post voto. Nessuno è autosufficiente e anche chi ha conquistato più voti deve trovare nuovi alleati. La questione che il presidente della Repubblica deve affrontare è a chi dare il primo mandato.
Per la formazione del governo Matteo Salvini guarda ‘al centrodestra’ e a chi mette prima della maglietta politica l’interesse del paese. Il leader della Lega, alla scuola di formazione politica, aggiunge: ‘Io non sto smaniando: non mi alzo la mattina o vado a letto la sera dicendo ‘o faccio il presidente del consiglio o sono un uomo finito’. No, io sono a servizio. Se si realizza il programma, bene. Se bisogna inventarsi pateracchi o minestroni, non sono assolutamente a disposizione.
Per le presidenze di Camera e Senato, Salvini aggiunge: ‘Sarebbe una follia fare il contrario di quello che gli italiani hanno scelto la settimana scorsa. Ci sono due forze politiche che hanno vinto le elezioni non penso che sia tanto difficile intuire con chi si ragiona’.
Non ho chiesto il voto degli italiani per fare il presidente del Senato, aggiunge, ma non vuole commentare l’ipotesi che i suoi candidati alle presidenze delle Camere siano Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti, sottolineando di avere 183 parlamentari fra cui scegliere.
In realtà la ricerca degli alleati per la formazione di un governo non riguarda esclusivamente i leader dei partiti vincenti, visto che bisogna tenere conto chi col voto nell’urna ha determinato questo scenario, ovvero: ‘l’elettore’. Certo, in una democrazia parlamentare è giusto che a prendere decisioni siano gli eletti, ma le proprie strategie, in questo particolare periodo storico, devono coincidere con quelle dei loro votanti. Per esempio, se la Lega chiede un appoggio al Pd, il popolo leghista si dice contrario a un’alleanza coi dem, al contrario se il Pd dice di voler essere all’opposizione in qualsiasi governo i suoi elettori sarebbero favorevoli a un’alleanza con il M5S, non col Centrodestra.
A mero titolo di esempio, secondo il risultato di un sondaggio, ipotizziamo un governo M5S con appoggio Pd. Da una parte il 59% dei votanti Pd sarebbe favorevole, ma al contempo i fautori di questa alleanza nel M5S sono solo il 49%. Non pochi, ma neanche la maggioranza assoluta.
Governo Centrodestra con appoggio Pd. Gli elettori dei vari partiti hanno la stessa opinione: il 58% di quelli del Centrodestra e il 72% dei dem si dichiara apertamente contraria a questa ipotesi.
Governo Lega-M5S. La particolarità è che solo la maggioranza relativa degli specifici elettorati sarebbe favorevole a questa ipotetica alleanza, ma non quella assoluta. Tra i votanti di Salvini, il 42% vedrebbe in maniera positiva un governo con il M5S, il 40% è contrario mentre il 18% è senza opinione. Tra i pentastellati i favorevoli scendono al 38%, i contrari sono il 36%, una ampia quota, il rimanente 25% non sa prendere una decisione. Tra i votanti del M5S circa 1/3 proviene dal centrodestra, ragion per cui sembrano essere questi quelli più attratti da un governo con la Lega.
Governissimo con appoggio da tutti i partiti. Soluzione più estrema che produce il maggiore dissenso. I favorevoli in ogni partito non superano il 30%.
Il percorso della Lega mi sembra chiaro, afferma Salvini, e se ne sono accorti tutti sia dentro sia fuori ed è stato accettato con entusiasmo sia dentro sia fuori: ‘Quindi, prima viene la possibilità di andare al governo per passare dalle parole ai fatti e poi la Lega farà i suoi e passaggi che deve fare: sì, ci sarà un congresso’. Così il leader leghista risponde a chi gli chiedeva se dopo il successo elettorale la Lega andrà a congresso sulla ‘nuova’ linea, come sta facendo Marine Le Pen in Francia.
Domanda, al momento, senza risposta.
Cocis