Matteo Salvini e Marine Le Pen si sono incontrati a Bruxelles, prima dell’incontro con tutti i leader che compongono Identità e Democrazia. A rendere noto quello di cui hanno parlato è stata la Lega, al termine del tavolo tra i due leader europei. Tra i punti in comune tra i due politici ci sono le idee del centrodestra, nessuna apertura a sinistra e una grande determinazione a voler cambiare l’Europa.
“I cittadini europei si sono espressi con grande chiarezza. Solo Macron e Von der Leyen non se ne sono accorti” ha dichiarato Matteo Salvini. Il tavolo si è poi allargato a tutti i leader del gruppo Identità e Democrazia.
In Francia è l’uomo del momento. Eric Ciotti, ormai ex presidente dei Les Républicains, è sulle pagine dei principali quotidiani internazionali. Il suo volto è diventato noto oltre i confini francesi dopo la svolta impressa alla politica del partito all’indomani delle elezioni europee dello scorso weekend.
Dopo anni di ascesa, Eric Ciotti ha colto l’occasione della straordinaria affermazione del Rassemblement National di Marine Le Pen alle europee per superare il cordone sanitario posto ad argine della destra-destra. “Dal 2007 e dalla vittoria di Nicolas Sarkozy, abbiamo perso l’80% dei nostri elettori – era stata la sua diagnosi a fine 2022, dopo la batosta alle presidenziali della candidata Républicains, Valérie Pecresse – per farli tornare a casa non dobbiamo più chiedere scusa perché siamo di destra”. E aveva aggiunto che “i Républicains si riappropriano dei loro valori di autorità, d’identità e di libertà”.
In vista del voto anticipato del 30 giugno, deciso dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron dopo il boom dell’ultradestra, Ciotti ha annunciato l’accordo proprio con Rassemblement National di Marine Le Pen e del capolista Jordan Bardella. Una scelta “coraggiosa” secondo Le Pen, ma evidentemente non concordata all’interno del partito repubblicano, erede del gollismo, di lunga tradizione antifascista. “Abbiamo bisogno di un’alleanza con RN”, ha dichiarato Ciotti, suscitando le proteste dei suoi parlamentari. A cominciare da Gérard Larcher, da sempre opposto a qualsiasi patto con l’estrema destra. L’indignazione dei suoi è stata tale che l’ufficio politico dei Républicains lo ha espulso dal partito. Il capogruppo dei deputati LR Olivier Marleix ha fatto sapere che alle prossime elezioni nel collegio di Ciotti ci sarà un candidato alternativo di LR. Secondo Marleix, Ciotti avrebbe con sé solo la parlamentare Christelle D’Intorni.
Ma Ciotti non molla: “Io sono e resto il presidente della nostra formazione politica, eletto dagli iscritti”, ha dichiarato, arrivando a minacciare “conseguenze penali” contro quella che, a suo avviso, è stata una riunione sediziosa per decidere il suo defenestrazione.
Eletto nelle Alpes-Maritimes, nel sud-est del Paese, Ciotti è considerato uno dei falchi di LR, esponente dell’ala dura. Tra i più strenui sostenitori, tra l’altro, di una politica di fermezza e di respingimento dei migranti al confine con l’Italia. Per lui, il declino del gollismo è dovuto all’”esitazione” e al “pudore” su temi come “l’immigrazione e la sicurezza”. Viste le premesse, non stupisce che abbia un’ammirazione speciale per Giorgia Meloni, che però con Le Pen non vuole apparentamenti. Il settimanale Le Point raccontò di un suo tentativo di avvicinarla ad ogni costo nel giugno dello scorso anno, durante la visita della premier italiana all’Eliseo.
Cinquantanove anni, nato e cresciuto a Nizza, ha origini italiane (trevigiane) dal lato paterno. Una volta diplomato nella prestigiosa Sciences Po di Parigi, inizia la carriera politica come consigliere municipale a Saint-Martin-Vésubie. Nel 1990 diventa assistente parlamentare di Christian Estrosi, futuro sindaco di Nizza, poi passa nel gabinetto del presidente della Regione, Jean-Claude Gaudin, prima di tornare con Estrosi.
Viene eletto per la prima volta deputato nel 2007, con la destra Ump, e si fa promotore di una legge per cancellare gli assegni familiari in caso di assenza prolungata dei giovani a scuola. Poi cavalca il tema sicurezza, sponsorizzando una proposta di legge contro la diffusione di foto e immagini di poliziotti e militari. Nel 2021 si candida alle primarie dei Repubblicains in vista delle presidenziali e viene battuto per pochissimi voti da Valérie Pécresse, l’anno dopo conquista il vertice. Neppure un’inchiesta sulla moglie, accusata di un cumulo record di 3 incarichi pubblici, ne ha frenato l’ascesa. Da sempre convinto che cavalcare le battaglie del partito di Marine Le Pen paghi, non ha mai cambiato strada.
Ciotti, che aveva sbarrato l’ingresso della sede nel tentativo di evitare la rivolta contro di lui, non ne vuole sapere di essere cacciato, convinto di interpretare la volontà di molti elettori del centrodestra, e denuncia una violazione palese dello statuto del partito: «Sono e resto presidente», dice sfidando i vertiti dei Républicains. Dice di sentirsi lui vittima di un golpe e avverte: «Circa 80 candidati Lr saranno sostenuti dal Rassemblement National alle prossime elezioni».
La commissione nazionale d’investitura dei Républicains ha deciso di confermare, in vista del voto, tutti i deputati uscenti, tranne Ciotti e Christelle D’Intorni, i due favorevoli all’alleanza con l’ultradestra. Nella circoscrizione di Ciotti, il partito metterà un proprio candidato contro il presidente deposto.
Il tempo stringe e, a poco più di due settimane dal voto, le grandi manovre elettorali agitano come mai prima d’ora la politica francese. Se per Marine Le Pen e Jordan Bardella si delinea uno scenario win-win, in cui il Rassemblement National ha solo da vincere, a vivere una lacerazione interna in queste ore è anche l’altra ala dell’estrema destra, quella di Eric Zemmour e del suo Reconquête, escluso dall’alleanza annunciata tra Rn e Lr. La capolista del partito Marion Maréchal, nipote di Marine che due anni fa ha deciso di imbarcarsi nell’avventura con Zemmour, ha annunciato di opporsi alla linea del suo leader, che ha deciso di «presentare il maggior numero possibile di candidati» contro la coalizione guidata dal Rassemblement National. «Un errore» ha detto Marion, che ha invitato a votare i candidati sostenuti da Rn ed è convinta che serva mettere «gli interessi della Francia davanti agli interessi dei partiti», di fronte a «un’opportunità da non perdere». Bardella l’ha elogiata. E chissà che Marion non rientri nel Rassemblement National.