Matteo Salvini of the ÒLega - Fratelli dÕItalia - Forza ItaliaÓ Parliamentary Groups of the Senate of the Republic and the Chamber of Deputies arrive for a meeting with Italian President Sergio Mattarella at the Quirinale Palace for the first round of formal political consultations following the resignation of Prime Minister Giuseppe Conte, in Rome, Italy, 29 January 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

Matteo Salvini in bilico tra governatori e scelte contradditorie

C’è un  pezzo di Carroccio che è pronto a chiedere conto a Salvini delle sue scelte. In primo luogo, la decisione di trasformare un partito autonomista, saldamente ancorato alle ragioni del Nord, in una forza nazionale,   con una decisa  tendenza verso destra. In ultimo la posizione assolutamente ondivaga sulla questione Covid, prima sulle mascherine e poi sul green pass. Una linea così contraddittoria dall’essere percepita anche tra i militanti più fedeli come una mano tesa al mondo no-vax.

Un sondaggio ha testato il gradimento dei leader della Lega su tutto l’elettorato italiano. Il risultato è implacabile: primi Zaia e Fedriga quasi a pari merito, terzo a seguire Giorgetti, quarto – ben otto punti sotto – Salvini. L’ex titolare del Viminale ha poco appeal e i governatori stanno ragionando sul proporre a Salvini una «soluzione di compromesso»: restare leader del partito, ma lasciare a chi ha più chanche la candidatura a premier alle prossime elezioni.

I governatori leghisti hanno ormai deciso di muoversi in blocco. Quelli del Nord, per dire, si sentono quasi tutti i giorni per coordinarsi. Tanto che hanno fatto una nota congiunta – con Fugatti (Trentino Alto Adige), Tesei (Umbria), Solinas (Sardegna) e Spirlì (Calabria) – per dire «no» all’ipotesi di riforma degli estimi catastali.

È questo lo scenario all’interno del quale Salvini inizia a muoversi con fare piuttosto scomposto, cosa  che  ha lasciato perplessi  molti dei big del Carroccio. «Matteo è in confusione»,  ripetono in coro.  Il leader è ben consapevole dei malumori interni, ma sembra non curarsene. La Camera ha approvato il via libera al ddl di conversione al decreto green pass bis, ma i deputati del Carroccio erano per metà assenti. Su 132, solo 69 sì. In 12 erano in missione, quindi «giustificati», ma ben 51 hanno liberamente scelto di non presentarsi. Uno strappo non tanto verso il governo, ma – così lo legge un forte  pezzo di Carroccio,  verso Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, ormai considerato da Salvini un «ultrà draghista». È l’ultimo atto di una guerra interna che sta consumando la Lega, perché la questione del passaporto verde per i governatori leghisti non è neanche lontanamente argomento di discussione. Se Salvini strizza l’occhio al mondo no-vax, non solo Giorgetti ma tutti i presidenti di Regione della Lega sono su una linea opposta. Lo hanno detto in chiaro – con interventi pubblici e interviste – Zaia (Veneto) e Fedriga (Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza Stato-Regioni). Lo ha confermato anche il più cauto Fontana (Lombardia). Al Nord, insomma, è un dibattito che non esiste. Tant’è che un sondaggio riservato della Swg commissionato dalla Lega dice che il 90% degli elettori del Carroccio al Nord non solo è favorevole al green pass, ma è addirittura per l’obbligo vaccinale.

All’interno del partito sono certi che le urne certificheranno il crollo di consensi della Lega nazionale che Salvini è riuscito a portare fino al 34% delle Europee 2019. Ma se  Fdi scavalcherà la Lega, la storia è destinata a cambiare e Salvini non avrà più i numeri per correre come premier.

Roberto Castelli, militante leghista dal 1986, poi ministro e viceministro in due governi, di ‘spaccature’ nella Lega ne ha viste tante. Ma a quest’ultima non crede: «Per come li conosco, mi sembra molto improbabile che Giorgetti agisca senza consultarsi con Salvini. Anzi direi impossibile. Certo c’è un modo di vedere differente, anche rispetto ai governatori, ma non una vera spaccatura nella Lega. Mi sembra più che altro un tentativo di coprire uno spazio che altrimenti sarebbe occupato solo dalla Meloni. Parlo del mondo no vax che è molto minoritario. C’è una parte della società che è perplessa sulla politica del vaccino e un leader deve ascoltare tutte le voci che vengono dalla società. Salvini ha capito che c’è un pezzo del Paese che ha molti dubbi, e potrebbe perfino essere una maggioranza silenziosa. Non credo che qualcuno pensi veramente ad un leader diverso nella Lega. Chi ha i voti? Li ha Salvini, è l’unico in grado di raccogliere milioni di voti in tutta Italia. Zaia è uno straordinario amministratore, non credo abbia ambizioni da leader nazionale. Giorgetti ancora meno. La verità è che in questo momento nella Lega non c’è una alternativa a Salvini come leader».

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