La morte di Maura Viceconte ha sconvolto il mondo dell’atletica e dello sport italiano, e ha lasciato sotto choc amici e parenti che mai si sarebbero aspettati un gesto simile.
L’atleta azzura, per un decennio tra le migliori fondiste dell’atletica leggera mondiale e la migliore fondista italiana in assoluto, per cinque anni aveva dovuto combattere un carcinoma al seno. Domenica pomeriggio si è impiccata a un albero in giardino nella sua casa di Chiusa San Michele, in Val Di Susa: oltre al compagno lascia un figlio di otto anni, Gabriele.
Un gesto pianificato ma inspiegabile per chi la conosceva: solo pochi giorni fa aveva pubblicato una foto sorridente con il figlio davanti a un bar. I carabinieri di Susa, intervenuti sul posto, non hanno trovato messaggi o biglietti; l’ex coach Renato Canova parla di “preoccupazioni sul lavoro e personalità complessa”, riporta Corriere.it. L’amico e regista Luigi Cantore parla invece di “brutti pensieri legati al passato”.
La Viceconte lavorava da sempre alla Savio, una grossa azienda di accessori per serramenti della Val Susa, che recentemente ha attraversato un periodo di forte crisi e ridimensionamento di personale, ma il suo posto non era a rischio.
Stella della maratona azzurra, la Viceconte è stata grande protagonista soprattutto negli anni ’90 e nei primi anni del 2000. Nel 1998 è riuscita a conquistare la medaglia di bronzo agli Europei di Budapest (oltre all’argento con la squadra azzurra) mentre, nel 2000, ha partecipato alle olimpiadi di Sydney (arrivando 12esima). E’ la primatista italiana sulla distanza dei 10.000 metri (record stabilito, nel 2000, ad Heusden, in Olanda).